Poliziotto morto in servizio: "Diteci cos'è successo, vogliamo la verità"

I legali di Pischedda si oppongonoall'archiviazione

Francesco Pischedda

Francesco Pischedda

Bellano (Lecco), 14 febbraio 2018 – «Vogliamo la verità sulla morte dell’agente Francesco Pischedda». Con queste parole l’avvocato Vittorio Delogu si è opposto all’archiviazione dell’inchiesta sul decesso del poliziotto di Dubino avvenuta il 4 febbraio di un anno fa. 

Ieri all'udienza davanti al Gip Massimo Mercaldo erano presenti la madre Diana Mirabella e il padre Gianni, che hanno ribadito la vicinanza della Polizia di Stato, e chiesto - attraverso il loro legale - di «voler giustizia». La questione è legata a quelle 5 ore e 40 in cui Francesco Pischedda dopo la caduta dal cavalcavia mentre inseguiva un malvivente, è rimasto prima a terra, poi trasportato all’ospedale di Gravedona ed Uniti, infine al Manzoni di Lecco dove è arrivato ormai esamine. «La nostra richiesta al giudice - sostiene l’avvocato Delogu che con Annalisa Sorgiu rappresentata la famiglia Pischedda - è articolata su due punti: il primo è se Francesco con interventi tempestivi poteva essere salvato, il secondo se ci sono state delle negligenze». «Non è tollerabile - prosegue il legale - che la Procura chieda l’archiviazione con sole due righe, chiediamo delle motivazioni ben dettagliate». I genitori vanno oltre: «Non vogliamo un risarcimento, non vogliamo un responsabile per forza. Cerchiamo però la verità perché non succedano altre cose del genere».  La domanda di mamma Diana e papà Gianni: «Se l’intervento dei medici fosse stato tempestivo Francesco sarebbe stato salvato?». Una domanda che è stato posta più volte ieri nell’udienza davanti al Gip. 

La Procura avrebbe concluso per l’assenza di responsabilità per il decesso del giovane agente «perché non ci sarebbe un nesso causale tra i presunti ritardi e l’evento morte». L’opposizione alla richiesta di archiviazione della Procura non è solo della famiglia Pischedda, ma anche dell’avvocato dall’avvocato Arveno Fumagalli che assiste Anna Altarelli, ex fidanzata dal poliziotto, e la figlia. L’anatomopatologo Paolo Tricomi, scelto come consulente dalla Procura, nella parte finale della relazione scrive che «c’è stata una certa lentezza nei soccorsi». A suo avviso il perito conclude che non vi «siano state delle responsabilità dei sanitari». Invece i consulenti scelti dalle parti civili sono di tutt’altro indirizzo. «È stato accertato che Francesco - aggiunge l’avvocato Delogu - è rimasto per due ore sull’asfalto mentre per l’altro ferito si è intervenuti subito». A breve il Gip Massimo Mercaldo deciderà sull’archiviazione.