Piste aperte all'Alpe Giumelllo: è l'unico posto dove si scia

Possono sciare solo gli atleti che devono allenarsi. I volontari che gestiscono l'impianto erano pronti anche loro ad aprire a tutti

Lo skylift dell'Alpe Giumello

Lo skylift dell'Alpe Giumello

Casargo (Lecco), 16 febbraio 2021- All'Alpe Giumello di Casargo in Valsassina si scia e gli impianti di risalita funzionano. E' l'unica pista aperta in provincia di Lecco e una delle poche in Lombardia. Non tutti però possono accedervi, perché è riservata solo agli sciatori agonisti ritenuti di interesse sportivo nazionale che devono allenarsi. Lo skylift continua a girare dall'Immacolata, non si è praticamente mai fermato, perché le richieste da parte dei responsabili di diversi sci club non mancano, anzi sono in continuo aumento, come non è mai mancata la neve che quest'anno è caduta in abbondanza. Mediamente nei fine settimana sono autorizzati a sciare lì fino ai 200 atleti, il martedì e il giovedì, che sono gli altri giorni di apertura della pista, anzi delle due piste, una da una parte e una dall'altra dello skylift, dai 100 ai 150. Ognuno di loro deve essere registrato e i nominati sono inviati il giorno prima per poterli verificare scrupolosamente, perché in caso di irregolarità fioccherebbero pesanti multe e si chiuderebbe tutto.

“Almeno noi in questo modo siamo riusciti a salvare la nostra stagione e coprire le spese di gestione”, spiega Cristiano Cariboni, 33 anni, uno dei volontari che gestisce a titolo gratuito il comprensorio. Impianto e piste sono infatti gestire dai volontari dell'associazione Alpe Giumello, che raggruppa alcuni operatori che lassù a 1.500 metri di altezza ai piedi Monte Muggio hanno altre attività, come rifugi e punti di ristoro, che sono il loro vero lavoro. “Il nostro impianto è piccolo, abbiamo solo uno skylift, non abbiamo né cabinovie né seggiovie che sarebbero molto più complicate e costose da gestire, anche per quanto riguarda il rispetto delle regole dei distanziamenti e della capienza – prosegue il 33enne – E' proprio per questo che siamo riusciti ad aprire e a reggere economicamente. A noi non interessa guadagnare, ci basta coprire tutte le spese”.

Certo, pure loro come tutti i loro colleghi professionisti settimana scorsa hanno lavorato parecchio ed effettuato diversi investimenti che poi si sono rivelati inutili e che nessuno risarcirà mai per accogliere molti più sciatori a partire da lunedì: reti di sicurezza, cartelli con gli avvisi, il rifornimento dei mezzo, il pieno al gatto delle nevi... “E poi ci sono i mancati guadagni – racconta Cristiano -. Io ad esempio gestisco un ristorante e bar: avevo già otto tavolate prenotate, ma i clienti hanno naturalmente disdetto. Per fortuna qualcuno è arrivato lo stesso per un giro sulla neve e non ho dovuto almeno buttare via tutto”. Il suo bar è il Ristoro Genio: il Genio altri non era che suo nonno Eugenio Denti, compianto e apprezzato sindaco di Vendrogno dal 1975 al 2004.

“La salute viene prima di tutto, ci mancherebbe altro, anche se qualche domanda rispetto ad altre realtà lasciate aperta credo sorga a tutti. Avrebbero però dovuto avvisarci con anticipo, non 12 ore prima”, aggiunge sconsolato. Ma loro al Giumello appunto non vivono solo di discese con gli sci e il rammarico più grande è è per gli amici delle stazioni sciistiche vere e proprio, come quella dei Piani di Bobbio a Barzio: “Non oso nemmeno immaginare che cosa rappresenti per loro quello che sta capitando. Hanno investito migliaia e migliaia di euro, non lavorano da un anno ormai e danno un lavoro e uno stipendio a decine e decine di persone e professionisti di tutto il territorio”. L'appuntamento con la riapertura di tutti gli impianti sembra comunque sia “solo” rimandato al 5 marzo: “Ma ormai chi si fida più? - si chiede amareggiato Cristiano – Chi si azzarderà di nuovo a prepararsi dopo il trattamento che ci è stato riservato. E poi la stagione sarà ormai quasi terminato e irrimediabilmente compromessa”.