Paderno d'Adda, ponte chiuso: "Salvati da controlli mirati"

La scioccante rivelazione del direttore di Rfi che il 14 settembre chiuse la struttura

Ponte a Paderno d'Adda

Ponte a Paderno d'Adda

Paderno d'Adda, 21 ottobre 2018 - A ordinare in fretta e furia la serrata del San Michele tra Paderno d’Adda e Calusco la sera di venerdì 14 settembre era stato Luca Cavacchioli, il direttore di Rete ferroviaria italiana della Lombardia. A spingerlo al drastico provvedimento non sono stati i dati dei sensori installati sul ponte, ma i progettisti, i tecnici e i rocciatori che hanno ispezionato palmo a palmo la struttura. Lo ha spiegato proprio il dirigente regionale di Rfi durante un’audizione al Pirellone.

«I sensori sono stati utilizzati esclusivamente tra il 2011 e il 2014 per studiare il comportamento della struttura – ha illustrato -. Noi abbiamo effettuato un monitoraggio più spinto. Periodicamente abbiamo compiuto sopralluoghi diretti per verificare lo stato dell’opera, asta per asta, sezione per sezione, con verifiche visive in base ad una check-list per rimodulare il nostro modello di calcolo». Il responso dei modelli di calcolo ha colto tutti di sorpresa. «Il 13 settembre non disponevo ancora dell’ultimo report, per questo avevo inoltrato la comunicazione per chiedere la chiusura esclusivamente del piano viario e appena per un mese dal 15 ottobre al 15 novembre – ha proseguito Cavacchioli -. Il giorno dopo tuttavia mi è stata consegnata la relazione con i risultati della verifica periodica ciclica, in base a cui è emerso che determinate parti del ponte non raggiungevano i coefficienti di sicurezza». Senza le ispezioni il San Michele non sarebbe stato chiuso in tempo: «Se ci fossimo basati sui dati dei sensori saremmo arrivati troppo tardi, perché significa che il ponte si sarebbe dovuto abbassare di cinque centimetri, ma quando un ponte si abbassa di cinque centimetri vuol dire che è arrivati tardi».

La rivelazioneha suscitato perplessità, sia sulla gestione dell’emergenza, sia sulle procedure di sicurezza. «La chiusura dell’infrastruttura è stata improvvisa e inaspettata per tutti, mai da Rfi ci erano stati paventati rischi di questa natura – commenta l’assessore alla Mobilità Maria Claudia Terzi, che però ora vuole pensare alla riapertura del San Michele -. Ogni spiraglio, ogni ipotesi, ogni soluzione che consenta di tornare il prima possibile alla normalità deve essere scrupolosamente vagliata. Non lasceremo nulla di intentato. Ognuno deve fare la propria parte fino senza perdere tempo».