Paderno d'Adda, ponte in pericolo: il caos è una certezza

Paderno, i sismografi appena installati impazziscono. Nuovi orari dei treni e bus sostitutivi

Il traghetto leonardesco usato come ponte

Il traghetto leonardesco usato come ponte

Paderno d'Adda (Lecco), 16 settembre 2018 - I sismografi e gli accelerometri installati sul ponte San Michele tra Paderno d’Adda e Calusco, l’altra sera sono impazziti. A registrare vibrazioni anomale sono stati soprattutto i nuovi sensori posizionati solo qualche ora prima. I tecnici di Rfi, società proprietaria dell’infrastruttura, dopo un giro veloce di telefonate con i vertici di Roma, hanno preferito non correre rischi e decretare la totale chiusura dell’imponente viadotto. Prima sono stati immediatamente fermati i convogli della linea Milano–Bergamo via Carnate, poi, allo scoccare della mezzanotte, è stata bloccata la circolazione dei mezzi sulla strada che passa sopra i binari. «I continui e costanti controlli hanno evidenziato una riduzione dei margini di sicurezza», spiegano da Rfi.

Il San Michele, realizzato tra il 1887 e il 1889, è da tempo un osservato speciale, poiché, sebbene non fossero mai stati segnalati problemi statici e strutturali, comincia a cedere sotto il peso dei 130 anni e delle 2.500 tonnellate di ferro di cui è composto. «Dal 2014 è sotto monitoraggio continuo, con prove di resistenza e analisi dei materiali attraverso test magnetoscopiche e indagini endoscopiche – proseguono da Rfi –. Nel 2017 inoltre era stato effettuato un rilievo geometrico in 3D funzionale al costante monitoraggio». Per questo già da parecchio era stato annunciato un intervento di consolidamento, che tuttavia è sempre stato rimandato, nonostante lo stanziamento di 21 milioni di euro. «Non conto nemmeno più le telefonate e le lettere per sollecitare chi di competenza a provvedere prima che fosse troppo tardi – denuncia il sindaco di Paderno Renzo Rotta –. Se mi avessero ascoltato magari non ci troveremmo in questa situazione».

Nel giro di poche ore gli abitanti di due province, quella di Lecco e di quella di Bergamo, si sono infatti ritrovati distanti come non mai, perché il San Michele è uno dei principali collegamenti e i 23mila pendolari e 25mila automobilisti che fino a venerdì lo attraversavano ogni giorno sono adesso obbligati a riversarsi sulle altre strade, fino al ponte di Brivio o di Trezzo, una dozzina di chilometri di distanza sulla mappa, ma tre quarti d’ora di viaggio in più nella pratica quotidiana. Ora, tuttavia, i lavori non sono più rimandabili.

«Partiranno già nelle prossime settimane – rassicurano sempre da Rfi –. Riguarderanno sia l’impalcato stradale sia il ponte ferroviario con la sostituzione di tutti i componenti metallici». Dureranno due anni; se sarà necessario tenere chiuso il ponte per l’intera durata dell’intervento oppure il San Michele potrà essere riaperto prima non è noto. Di certo ogni mese senza San Michele è un mese in più di traffico, inquinamento, disagi e danni economici per gli abitanti di due province.