Sos dall’Ostetricia del Mandic: pochi parti, si va verso la chiusura

Nei primi dieci mesi dell’anno nel reparto di Ginecologia dell’ospedale si registrano solo 251 nati la metà della soglia prevista. Pesano l’addio di primario e vice: "Non c’erano più le condizioni per lavorare"

Reparto di Ostetricia

Reparto di Ostetricia

Merate (Lecco) - La cicogna potrebbe non aver più un posto dove portare i bambini a Merate. L’ostetricia del San Leopoldo Mandic rischia infatti la serrata. Nei primi dieci mesi del 2022 nel reparto di ginecologia del presidio brianzolo si registrano solo 251 parti.

Sono la metà dei 500 minimi, una soglia che, se non raggiunta per tre anni consecutivi e salvo particolari deroghe, comporta la chiusura d’ufficio di un punto nascite, poiché ritenuto non più necessario e soprattutto poco sicuro per mamme e bimbi secondo gli standard dettati dagli esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità. Difficilmente in 60 giorni nasceranno 249 bambini: l’obiettivo non verrà quindi raggiunto. Era già successo nel 2021, con 489 parti. Il 2023 è quindi l’ultima annata utile per recuperare, sebbene si preannunci come una missione impossibile, sia per la denatalità galoppante, sia perché gli ormai ex primario e aiuto primario a cui si rivolgevano donne in dolce attesa da tutta la Lombardia e anche oltre lunedì se ne sono andati. Sono Gregorio Del Boca, 66 anni, e Anna Biffi, di 47, al San Leopoldo Mandic da 2007, specialisti apprezzati dai colleghi di tutto il mondo. Sono citati in studi clinici internazionali ad esempio per aver messo a punto una tecnica che riduce i casi di morbilità, cioè di malattia, dei pazienti. Con loro il reparto ha raggiunto il tasso più basso di tutta la Lombardia e tra i migliori in Italia.

Hanno scelto il privato, in una clinica di Lecco. "Siamo molto tristi – commentano -, ma è stata una decisione obbligata. Non eravamo più in condizione di svolgere il nostro lavoro". Solo quest’anno 204 mamme prossime al parto sono state trasferite al più attrezzato Alessandro Manzoni di Lecco, il "fratello maggiore" dell’Asst provinciale, con la motivazione che si trattava di gravidanze a rischio. Nell’autunno 2017 l’ormai ex primario era finito invece sotto procedimento disciplinare, poi cassato da un giudice del tribunale del lavoro, perché operava il sabato mattina per smaltire le liste d’attesa e curare subito le pazienti. Oppure più di recente la sua vice era stata obbligata a smaltire ferie arretrate di cui aveva scelto di non godere per continuare a curare e visitare le sue assistite. "L’ospedale ha perso non solo due grandi professionisti, ma anche due persone umane e di cuore", è il rammarico a nome di tutti di Roberta e Alessio Frizziero, genitori del piccolo Alessandro, l’"ultimo nato" dell’ex primario e della sua vice.