Ospedale di Merate, appaltata all’esterno anche la medicina riabilitativa

La spesa ammonta a trecentomila euro per la durata di sei mesi e garantisce un camice bianco e un oss per 24 ore su 24 per sette giorni su sette

La situazione del personale in servizio è sempre più difficile anche al Mandic

La situazione del personale in servizio è sempre più difficile anche al Mandic

Merate (Lecco), 22 gennaio 2023  -  Non ci sono abbastanza medici, né infermieri e neppure oss dipendenti per assistere i pazienti della sanità pubblica lecchese.  Più volte viene ribadito che a molti concorsi non si presenta nessuno, chi li vince, inoltre, non è sufficiente a rimpiazzare quanti si dimettono o vanno in pensione e spesso i nuovi reclutati resistono poco e appena possono si trasferiscono altrove. Una situazione difficile che accomuna altre realtà sanitarie lombarde.

I manager dell’Asst di Lecco per bloccare la continua e copiosa emorragia di camici bianchi e operatori sanitari, che per un motivo o per l’altro battono in ritirata ad un ritmo di più di uno al giorno, si rivolgono sempre più a professionisti esterni che collaborano con società e coop private.

È successo pure per la Medicina riabilitativa che, da pochi giorni, ha aperto i battenti al “San Leopoldo Mandic“ di Merate dopo il trasloco dell’intero reparto in blocco dall’“Umberto I“ di Bellano per trasformarlo in ospedale di comunità. Per sei mesi l’assistenza infermieristica e socio-assitenziale è stata appaltata agli operatori di una realtà privata esterna, la coop Elt del Consorzio stabile Hcm di Milano. Per una parcella di oltre 330mila euro sono stati reclutati infermieri e oss per garantire turni e presenze 24 ore su 24 sette giorni su sette per sei mesi, più un coordinatore in servizio da lunedì a venerdì. Per ulteriori 4 milioni e mezzo di euro, i liberi professionisti della stessa cooperativa si stanno già facendo carico dal 16 maggio 2022 per tre anni di diversi reparti, come l’Ortopedia, all’“Alessandro Manzoni“ di Lecco, sia al presidio meratese. 

Pure il Pronto Soccorso, sempre del “San Leopoldo Mandic“, di fatto resta aperto solo grazie a medici non dipendenti, tra cui una ai domiciliari perché sospettata di aver spacciato droga, cellulari e certificati falsi a detenuti del carcere di Ferrara.  A loro è stato affidato un pacchetto di 4.674 ore di lavoro, per un compenso di mille euro a turno. "Tali prestazioni erogate da società esterne hanno avuto avvio nel mese di agosto 2021 – confermano i dirigenti dell’Asst lecchese -, dapprima mediante l’esternalizzazione di un numero contenuto di turni mensili, che è progressivamente aumentato nel tempo sulla base dei crescenti fabbisogni".  E il forte timore fra gli addetti ai lavori è che non sia ancora finita.