Lecco, omicidio padre Tentorio: il supertestimone conferma il nome del mandante

L’uomo si è nascosto ed è sotto scorta per paura che venga ucciso

Padre Fausto Tentorio

Padre Fausto Tentorio

Santa Maria Hoè (Lecco), 2 giugno 2022 - È stato un ex capo villaggio a ordinare l’esecuzione di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime originario di Santa Maria Hoè ucciso la mattina del 17 ottobre 2011 all’età di 59 anni fuori dalla sua parrocchia di Arakan, provincia di Cotabato dell’isola di Mindanao, nelle Filippine del sud. A inchiodarlo è un supertestimone che ha avuto il coraggio di testimoniare in un’aula di tribunale contro il 66enne Ricardo Boryo Dorado, arrestato lo scorso novembre dopo 18 mesi di indisturbata latitanza. È una sorta di ex sindaco di Dallag, centro sulle alture della zona, ed esponente di spicco dei leader del movimento "Ilaga" di integralisti cristiani immigrati che combattono contro gli islamici tribali per mettere le mani sulle loro terre. Convincere il testimone a parlare e ribadire quanto già aveva rivelato ai vari magistrati che si sono alternati nelle indagini non è stato semplice.

"Si era nascosto sulle montagne, ha paura di ritorsioni o, peggio, di essere ammazzato - spiega Andrea Tentorio, nipote di tatay Pops come i fedeli chiamavano il religioso -. Sostiene che contro di lui sia stato lanciato anche il malocchio". Ora è protetto sotto scorta in una località segreta, perché il rischio di rappresaglie è reale. Al giudice avrebbe fornito molti elementi per poter provare che l’ex capo villaggio è effettivamente uno dei presunti mandandi dell’omicidio del sacerdote, fatto fuori perché difendeva Lumad e Manobo, che sono gli abitanti del posto, da latifondisti, sfruttatori delle risorse minerarie, militari ed esponenti governativi corrotti. "Il velo di silenzio è stato finalmente squarciato", commenta il nipote di padre Fasuto. "Ma non sarà lo stesso facile arrivare alla verità e alla giustizia", aggiunge. La situazione politica nelle Filippine è infatti molto complicata per i missionari. Il 66enne alla sbarra non è l’unico imputato per il delitto: ci sono ufficiali e soldati rimasti però a piede libero. E anche lui potrebbe presto essere scarcerato e magari scappare, perché gli basta pagare una cauzione di più di 500mila peso filippini, cioè meno di 10mila euro. Sono però pronti a testimoniare contro di lui altri testimoni, già durante la prossima udienza fissata per fine mese.