Sparatoria a Olginate, paese sotto choc: "Non si può morire così"

L’omicidio di Salvatore De Fazio freddato sotto casa in pieno giorno. Originario di Belcastro, in Calabria, lavorava come frontaliere in Svizzera

Gli inquirenti al lavoro sulla scena del crimine a Olginate

Gli inquirenti al lavoro sulla scena del crimine a Olginate

Olginate (Lecco), 14 settembre 2020 - Quando i sanitari del 118 lo hanno trasferito d’urgenza in ospedale i medici del Pronto soccorso dell’ospedale Manzoni non hanno potuto altro che constatare il decesso di Salvatore De Fazio, 47 anni, di Olginate che nel primissimo pomeriggio di ieri è stato ucciso a colpi di pistola. Il killer, ora in fuga, gli ha sparato da distanza ravvicinata mirando direttamente alla testa, come in una esecuzione, esplodendo tre o forse quattro proiettili da una piccola semiautomatica presumibilmente da difesa personale di calibro ridotto. I soccorritori lo hanno trovato esanime riverso a terra in una pozza di sangue, hanno tentato il possibile per tamponare l’emorragia e rianimarlo, ma le sue condizioni erano già disperate e durante i pochi chilometri di tragitto in ambulanza asirene spiegate sono peggiorate ulteriormente.

La vittima, originaria di Belcastro in provincia di Catanzaro, si era trasferito nel Lecchese da tempo. Era sposato, lascia tre figli. In passato aveva lavorato nella società di autotrosporti del suocero, poi come frontaliere. Chi lo conosceva assicura che era un padre di famiglia esemplare e un grande lavoratore, mentre gli investigatori sottolineano che era incensurato.  "È assurdo essere uccisi così – lo ricordano increduli parenti e amici, che a decine sono subito accorsi a Olginate -. Era un gran lavoratore, ogni mattina si alzava presto e andava in Svizzera e la sera tornava a casa dalla moglie e dai figli". 

Alfredo, il fratello più grande che di anni ne ha 50, adesso è invece ricoverato in ospedale a Varese, dove è stato trasportato con l’eliambulanza. Anche lui è stato colpito e ferito da un paio di proiettili: uno gli avrebbe trapassato parte del volto trafiggendogli la mandibola dall’alto verso il basso, l’altro una gamba ma senza lesionare organi vitali né l’arteria femorale. È in prognosi riservata in un letto del reparto di Rianimazione, ma sembra cha almeno lui possa cavarsela. È riuscito a scampare alla furia omicida scappando fino a raggiungere l’androne di un vicino condominio di via del Crotto dove si è rifugiato. Quando è stato soccorso si è alzato da solo sulle proprie gambe: è stato lui a raccontare con estrema lucidità quello che era appena successo e anche a svelare il nome dello sparatore, Stefano Valsecchi, indicando che sarebbe fuggito probabilmente in moto verso la vicina ex Statale 36. Le sue rivelazioni sarebbero state confermate anche da altri testimoni accorsi dopo gli spari. I due fratelli stavano tornando insieme a piedi verso casa quando sono finiti sotto il fuoco di Valsecchi che li avrebbe attesi al varco in un vero e proprio agguato.

La scena del crimine è stata immediatamente delimitata con il classico nastro bianco e rosso dai carabinieri della compagnia di Merate e del Reparto operativo del Comando provinciale di Lecco. Gli investigatori per tutto il pomeriggio hanno setacciato la zona per raccogliere e repertare tutti gli elementi ma anche per provare a cercare l’arma del delitto di cui potrebbe essersi disfatto l’assassino. Sono intervenuti in forze di supporto anche i poliziotti della questura per il timore di possibili strascichi di quella che pare essere stata una assurda vendetta.