Nuova moschea accanto all’altra: scontro in Consiglio

A Lecco la richiesta dei fedeli musulmani di origine marocchina

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Lecco, 21 aprile - Una moschea accanto all’altra in città. A Lecco sta per essere aperto un nuovo centro di preghiera islamico. Si trova vicino al palazzo di giustizia, in corso Promessi sposi, nello stesso complesso immobiliare allo stesso numero civico dove c’è già una moschea: quella nuova è al 23U, l’altra al 23H. La stanno approntando i fedeli dell’associazione culturale islamica "La Città" che hanno anche avviato una raccolta fondi per comperare i locali ora in affitto e ristrutturarli, realizzando una sala destinata agli uomini e una per le donne. Servono 850mila euro per la precisione. Al momento è stata raccolta sono una parte della cifra necessaria. "Siamo in tanti ma sono tempi difficili per tutti - spiega uno dei responsabili dell’associazione cui fanno riferimento soprattutto musulmani di origine marocchina -. Non abbiamo molte disponibilità, non possiamo nemmeno permetterci lo stipendio di un imam nostro. Abbiamo deciso di arredare e sistemare nuovi spazi perché dove ci trovavamo prima stavamo troppo stretti e le scale erano troppo scomode per i più anziani".

Al momento la nuova moschea è chiusa, nonostante settimana scorsa sia cominciato il Ramadan, perché i lavori non sarebbero nemmeno cominciati. "Sono sorpreso – commenta Giacomo Zamperini, capogruppo di Fratelli d’Italia a Palazzo Bovara, che l’altra sera durante il Consiglio comunale ha chiesto conto della moschea al sindaco Mauro Gattinoni -. Nessuno vuole impedire ad altri di pregare, ma è un reato assembrasi in posti che non sono adibiti a luoghi di culto per lo svolgimento di cerimonie, in un momento in cui non ci si può nemmeno assembrare. Lì vicino tra l’altro a cinque metri di distanza c’è un altro centro islamico, non capisco l’esigenza di un altro centro". "Il centro culturale al momento non è frequentato, non si verificano quindi assembramenti", tranquillizzata tuttavia il primo cittadino. "Come Comune non abbiamo un piano per le attrezzature religiose – aggiunge l’assessore all’Urbanistica Giuseppe Rusconi -. Professare la propria religione all’interno di uno spazi fisico adibito è un diritto costituzionale".