Merate, Zuppani racconta: "Noi, i ragazzi della collinetta"

Merate, il libro scritto da Alvise: i nostri anni ’80 e quel rifugio di via Leopardi da difendere

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di Daniele De Salvo

Merate come “Castle Rock” nel Maine di Stephen King e Alessandro, Daniele, Giuseppe e Biagio come i protagonisti di “Stand by me”. Sono infatti quattro studenti che si preparano a vivere la loro estate alla fine della terza media negli anni Ottanta, tra sogni, amori più o meno incompresi e qualche ragazzata ai limiti del consentito in una piccola cittadina di provincia, Merate appunto, che subisce una forte espansione edilizia. Loro malgrado si trovano così coinvolti in un’intricata serie di eventi che li porta a scoprire il mondo dei grandi e le sue a volte incomprensibili regole. A costringerli a compiere il passo verso l’età adulta è “La collinetta di via Leopardi”, a cui sono visceralmente legati per una meravigliosa casetta sull’albero e che è anche il titolo del romanzo di Alvise Zuppani, 46 anni, professore di inglese al Fiocchi di Lecco, che abita a Calolziocorte ma che a Merate è cresciuto e ha trascorso l’infanzia e l’adolescenza proprio alla collinetta di via Leopardi, un luogo esistito per davvero. Lì i ragazzini del quartiere, tra cui lui, nell’unico boschetto rimasto tra condomini e villette, avevano allestito una sorta di pista da cross da affrontare con Bmx e Saltafoss o da cui scivolare con sacchi di plastica trasformati in slitte quando ancora nevicava durante le vacanze di Natale. Qualcuno in quel piccolo angolo di verde urbano, teatro a volte di “guerre” tra i componenti di baby bande per il controllo dell’ultimo scampolo di terreno libero, aveva abbozzato pure una capanna sugli alberi, poco più di una piattaforma rimasta eternamente incompiuta per la trasformazione dell’area in un cantiere per innalzare a tempo record l’ennesima villa, nonostante i ripetuti tentativi di boicottaggio da parte dei ragazzini della collinetta che a più riprese rubavano i cartelli dei lavori e rompevano le reti arancioni.

"La collinetta di via Leopardi è la storia di un paradiso perduto esistito veramente, un posto per cui vale la pena lottare, mettersi in gioco di fronte a questioni più grandi di noi che tuttavia ci riguardano – racconta il prof -. I quattro amici dimostrano di aver compreso, in un’epoca in cui non era affatto scontato, l’importanza dell’ambiente". Ma la Merate degli anni ‘80 della collinetta di via Leopardi è anche la storia dell’eroina che scorreva a fiumi, della presenza eclatante della ‘ndrangheta, le feroci rapine, i sequestri di persona, i delitti irrisolti, dove la collinetta era un riparo sicuro. "Un rifugio in una via anonima della Brianza degli anni ‘80? Sì, per noi ragazzi dell’epoca lo era", conferma lo scrittore.