Morto il comandante partigiano Gek: firmò la resa dei nazisti sul Lario

Si è spento a 96 anni Federigo Giordano, protagonista della Resistenza. A 19 anni siglò la capitolazione della colonna di tedeschi che trasportava Benito Mussolini

Federigo Giordano, il comandante Gek, si è spento all’età di 96 anni

Federigo Giordano, il comandante Gek, si è spento all’età di 96 anni

Bergamo - C’era anche un ragazzino di diciannove anni fra i protagonisti degli eventi che diedero una svolta alla Resistenza sul lago di Como e alla fine del regime fascista, insieme a quella di Benito Mussolini. Il suo nome era Federigo Giordano, per tutti i compagni della 55esima Brigata Rosselli era il comandante Gek, e dopo settant’anni la sua storia era ormai destinata all’oblio se non fosse stato per l’ostinazione di uno storico.

Gek si è spento all’età di 96 anni il 7 gennaio e ieri è stato salutato nella chiesa di Sant’Alessandro della Croce a Bergamo. Da giovanissimo comandante partigiano fu lui a firmare la resa dei tedeschi fermati a Dongo mentre trasportavano Benito Mussolini verso la Svizzera. A convincerlo a raccontare quella storia, riconsegnando alla memoria la figura di un protagonista assoluto degli ultimi giorni di guerra sul Lario è stato Pierfranco Mastalli, ricercatore e storico lecchese.

"Era scomparso. Deluso dagli eventi del dopoguerra, non voleva più parlare - spiega Mastalli -. Quando stavo preparando un libro sulla resa del Duce ho rintracciato un documento custodito nell’archivio del Comune di Colico, il verbale di una riunione che mi ha messo sulle sue tracce. Era firmato da Gek e Sam. Da lì ho cominciato a cercarlo. Sono venuto a sapere che d’estate si trasferiva da Bergamo, dove viveva, a Gerola Alta e ho iniziato a fare la ronda. L’ho trovato e da quel momento è iniziato il nostro rapporto. Inizialmente non si fidava. Ma un po’ alla volta siamo diventati amici e abbiamo iniziato una corrispondenza. Decise di raccontare". "Io parlo, ma tu devi verificare tutto quello che dico nei documenti", esordì Giordano. "Io intanto andavo nell’archivio della Resistenza a Sondrio e trovavo i documenti che confermavano i suoi racconti".

Ciò che ne venne fuori fu una storia di coraggio, tragica e di grande dedizione alla causa e che coincide con un preciso momento della storia d’Italia. "Era molto istruito, il padre era un professore al Politecnico di Milano. Nonostante la giovanissima età sapeva parlare spigliato e affrontare situazioni difficili. Fece il partigiano con grande passione ma non era solo un combattente della montagna. Fece carriera nella 55esima Brigata Rosselli, si trovò a rivestire il ruolo di capo partigiano più in alto in grado dell’intera zona, fondò una nuova brigata, raccogliendo i dispersi ed ebbe ruoli di spicco fino a quando riuscì ad andare a Morbegno e divenne firmatario della resa dei tedeschi".

Alla fine della guerra Giordano si laureò in ingegneria, divenne un imprenditore in Italia e all’estero senza mai abbandonare l’impegno civile. Ma non raccontò più la sua storia. Fino a qualche anno fa. Quando Mastalli raccolse 'Le memorie del Comandante Gek'.