Merate, ripescate 4 tonnellate di pesci morti

Sono migliaia di carpe, lucci, persici, trote e tinche: solo la specie infestante ha resistito all’ecatombe

Moria di pesci, soffocati per mancanza di ossigeno nel lago di Sartirana

Moria di pesci, soffocati per mancanza di ossigeno nel lago di Sartirana

Merate (Lecco), 8 agosto 2020 - Dalle acque del lago di Sartirana a Merate in tre giorni sono state ripescate quasi quattro tonnellate di carcasse di pesci morti soffocati per la mancanza di ossigeno e l’eccessiva concentrazioni di sostenze tossiche, che hanno trasformato la "perla incastonata nel verde della Brianza", come la definiva il letterato Cesare Cantù, in una pozza acida. Si tratta di migliaia di carpe, lucci, persici, trote, tinche: solo i nocivi e infestanti pesci gatto hanno resistito all’ecatombe.

"Un disastro totale", commenta laconico Stefano Simonetti, esponente leghista di Villa Locatelli e presidente provinciale della Fipsas, la Federazione italiana di pesca sportiva e attività subacquea, che invoca l’intervento del governatore lombardo. E il consigliere pentastellato al Perellone Stefano Fumagalli ha presentato un esposto ai magistrati lecchesi proprio per "disastro ambientale colposo", oltre che un’interrogazione in Consiglio regionale. Un’interrogazione, ma a Palazzo Tettamanti, è stata depositata anche dai consiglieri di minoranza di "Cambia Merate" per chiedere conto del ritardo nel fronteggiare l’emergenza e soprattutto nell’attuazione del piano di risanamento del lago. «Nessuno di noi avrebbe mai voluto vedere e tanto meno si sarebbe immaginato una moria di pesci di queste dimensioni - replica però il sindaco Massimo Panzeri, sempre più all’angolo sulla questione - Il fenomeno eccezionale è stato causato da una serie di concause che si sono drammaticamente incastrate tra loro: elevate temperature, scarse immissioni e conseguente ricambio dell’acqua, sommate a vento e temporale che hanno smosso il fondale hanno scatenato un micidiale mix che ha soffocato i poveri pesci che si sono trovati in un ambiente senza ossigeno e con il livello di fosforo alle stelle dieci volte il normale. Si poteva prevedere o contrastare tutto ciò? Difficile".

"Il lago è malato, lo si sapeva - prova poi a passare al contraccatto il borgomastro -. Accusarci di immobilismo non mi pare corretto visto che abbiamo da un lato continuato i lavori di sfalcio del canneto per favorire la circolazione delle acque ma, soprattutto, abbiamo rinnovato l’incarico all’idrobiologo Alberto Negri per riaggiornare il piano di intervento che è stato presentato poche settimane fa".