Il ginecologo sospeso: "Ho agito solo nell’interesse delle pazienti dell’ospedale"

Merate, la difesa del dottor Gregorio Del Boca

Gregorio Del Boca, primario di Ginecologia dell’ospedale di Merate (Cardini)

Gregorio Del Boca, primario di Ginecologia dell’ospedale di Merate (Cardini)

Merate 8Lecco), 28 novembre 2017 - ​«Ho agito esclusivamente nell’interesse delle pazienti e dell’ospedale di Merate». Non aggiunge - non può aggiungere altro, pena un altro procedimento disciplinare per aver parlato coi giornalisti - il dottor Gregorio Del Boca, 61 anni, primario di Ginecologia del San Leopoldo Mandic, sospeso per due mesi dal servizio per aver operato alcune pazienti quando le camere operatorie del nosocomio brianzolo dovrebbero essere utilizzate solo per interventi urgenti.

Chi parla è però il suo avvocato, Lorenzo Bertacco di Milano, che ha annunciato un ricorso per bloccare l’applicazione della sanzione che scatterebbe dall’11 dicembre, in attesa che sulla vicenda si esprima il giudice del lavoro. «Al mio assistito si rimprovera di aver utilizzato le camere operatorie durante orari riservati a interventi chirurgici urgenti per interventi in elezione, in qualche modo programmabili – spiega il legale -. Qualora abbia effettivamente disatteso procedure e protocolli, lo ha fatto unicamente per ridurre i tempi di attesa e per curare le donne che assiste, senza mai mettere a repentaglio la salute di altri pazienti». Gli episodi contestati sono una dozzina. A segnalarli sono stati altri dipendenti dell’ospedale meratese richiamati in servizio per svolgere gli interventi ritenuti non urgenti ma spacciati per tali, nonostante siano stati comunque pagati per garantire la cosiddetta pronta disponibilità a tornare al lavoro e abbiano poi percepito gli straordinari.​ «Mi preme sottolineare che il dottor Gregorio Del Boca non risulta in alcun modo indagato – aggiunge l’avvocato -. Inoltre ha più volte segnalato le difficoltà e proposto possibili soluzioni nello spirito della massima collaborazione per garantire continuità assistenziale alle pazienti nel rispetto dell’organizzazione ospedaliera». Tradotto: ammesso che il primario abbia compiuto qualche strappo alla regola, lo ha fatto perché non avrebbe potuto altrimenti se non a costo di depotenziare l’attività clinica e di spingere le pazienti a rivolgersi altrove.

Punito semplicemente per svolto il proprio mestiere e per aver salvaguardato l’attrattività dell’ospedale di Merate, scombussolando forse i piani di chi magari il Mandic invece vorrebbe smantellarlo. La pensano così non solo i sindaci del territorio che si sono mobilitati pubblicamente per difendere il primario sospeso, ma anche gli altri operatori sanitari del presidio e oltre cinquecento pazienti e cittadini, a cui se ne stanno aggiungendo molti altri, che hanno già firmato una petizione a sostegno del medico.