Merate: fallisce immobiliare, famiglie sfrattate. "Ma io non mi arrendo"

Dieci famiglie devono lasciare la loro casa. Tra loro anche Giuseppe, sulla sedia a rotelle da vent'anni

Giuseppe Passarelli, 45 anni

Giuseppe Passarelli, 45 anni

Merate, 10 aprile 2018 - In quella casa in affitto in via degli Alpini a Merate Giuseppe Passarelli, 45 anni, ha investito tutti i risparmi per sistemarla, arredarla e pagare regolarmente ogni spesa, senza mai sgarrare, perché per uno nella sua situazione, in carrozzina da quasi quattro lustri per un brutto incidente, non è facile trovare un appartamento adatto, dove potersi muovere e vivere agevolmente e in completa autonomia. Tra qualche mese quell’abitazione dovrà però abbandonarla, e con lui la sua compagna e i suoi due cani Zeus e Thomas, due splenditi labrador, un cucciolone il primo, un "vecchietto" il secondo, con i quali promuove corsi di educazione cinofila.

Quando ha stipulato il contratto di locazione non sapeva, né avrebbe potuto sapere, che la società proprietaria della porzione del condominio "I pioppi", progettato dall’archistar Mario Botta, era praticamente fallita e che quindi il contratto non era nemmeno tecnicamente valido. Non è il solo: come lui hanno ricevuto lo sfratto per lo stesso motivo un’altra trentina di persone, tra cui diversi bambini, per una decina di famiglie in tutto. I suoi vicini dovranno sgomberare l’edificio lunedì prossimo, mentre lui entro novembre. La fine del 2018 pare lontana, in realtà non lo è: trovare una soluzione idonea per Giuseppe sembra una missione impossibile, sia per i costi elevati, sia perché necessità di locali idonei senza barriere, sia perché gli agenti immobiliari lo hanno inserito in una sorta di black list dei cattivi inquilini poiché quanto lui ha sborsato non si sa bene dove sia finito, sebbene non certo per colpa sua.

«Ho così chiesto aiuto in Comune per trovare un’alternativa, non per ottenere un alloggio popolare o reclamare contributi, semplicemente per ottenere una mano per un altro posto che poi pagherei io arrangiandomi come sempre ho fatto – racconta -. Mi hanno tuttavia risposto che sono autonomo e che devo cavarmela da solo, oppure che posso tornare dai miei genitori. Non mi sarei mai immaginato una simile umiliazione, oltre al danno della truffa ora pure la beffa. Non voglio soldi, non voglio che mi vengano restituiti quelli investiti, né sapere perché sia stato registrato un contratto irregolare, vorrei unicamente una nuova casa a mie spese, adatta alle mie esigenze». Giuseppe comunque non è tipo da arrendersi né da commiserarsi, non ha mai alzato bandiera bianca, ha sempre lottato con tenacia per condurre un’esistenza normale, non lo ha fermato la paraplegia e non lo fermerà nemmeno questa brutta storia. «Io lunedì prossimo starò accanto ai miei amici e vicini di casa, sono pronto a incatenarmi al cancello di ingresso e barricarmi dentro con loro, perché quello che faranno a loro il 16 aprile lo faranno a me a novembre – assicura -. Non ho nulla da perdere, ho solo da salvare la mia dignità e quella di tutte le persone che come me sono considerati i deboli per la nostra condizione».