Legno, ferro e arte: i tavoli d'eccellenza di Ambrogio Brivio

Il pensionato di Merate realizza a mano capolavori che non tutti sanno comprendere

Ambrogio Brivio fabbro in pensione

Ambrogio Brivio fabbro in pensione

Merate (Lecco), 20 gennaio 2021 - I suoi tavoli realizzati e cesellati a mano uno diverso dall’altro sono dei capolavori unici. Tutti coloro che hanno la fortuna di ammirarli ne rimangono estasiati e li apprezzano. In pochi tuttavia sembrano comprenderne il valore reale. "Ormai non c’è più spazio per l’eccellenza, sono tutti abituati all’Ikea", sospira Ambrogio Brivio, 73 anni di Cicognola di Merate, fabbro in pensione che una dozzina d’anni fa si è scoperto anche falegname, coniugando i due mestieri, anzi tre, perché  è soprattutto un artista. "Ho cominciato a lavorare il ferro a 14 anni con mio padre – racconta -. Per questa professione non bastano i libri di scuola, ci vuole tanta passione, tanta pratica e tanta pazienza. Il legno invece ho cominciato a lavorarlo per caso, quando mia figlia mi ha chiesto di un tavolo per lei". Per la base ha utilizzato il suo elemento che già conosceva, cioè il ferro, per l’asse invece travi di castagno vecchie 300 anni recuperare dal tetto di casa. Il risultato è stato talmente soddisfacente che non si è più fermato.

"Realizzo tutto io, dal disegno, al progetto ai tavoli finiti – racconta Ambrogio – Per le gambe o i basamenti utilizzo acciaio corten, quello dei cavalcavia: è estremamente leggero e resistente e quando si ossida assume un color ruggine che è uno spettacolo. Per le tavole invece solitamente uso le assi dei parquet che sono belle e non si rovinano". Come ulteriore tocco personale aggiunge bordi in rame. Per realizzare letteralmente da cima a fondo i suoi tavoli impiega almeno un paio di mesi di 9 ore di lavoro quotidiano, sabati, domeniche e festivi compresi. Gli schizzi abbozzati con una lapis spuntata su un block notes a carta millimetrata vengono tradotti in realtà plasmando i materiali con il tornio, la sega, la bindella e poi trapani, scalpelli e pinze per collocare al proprio posto gli intarsi e le tessere dei mosaici con cui decora i ripiani.

Ambrogio, "nato e cresciuto a Merate" come precisa con orgoglio, è consapevole che i suoi tavoli come le sue realizzazioni in ferro battuto sono opere d’arte: "In pochi riusciamo a creare questo – spiega mostrando soddisfatto alcuni suoi allestimenti -. Nessuno ha più il desiderio e la pazienza di imparare, occorrono sacrifici e umiltà. Vogliono tutti guadagnare subito ed essere pagati come professionisti". Lo stesso vale in qualche modo per i clienti: "Vengono, guardano, si complimentano, però si lamentano del prezzo, come se la qualità unica, la fatica e l’eccellenza non abbiamo un costo". "Peccato – conclude allargando le braccia-. Io la mia vita l’ho fatta, sono in pensione, ma tutto questo rischia di finire con me".