Montevecchia, morto in Brasile e dimenticato: "Né verità, né funerale"

Marco Bonanomi trovato sulla spiagga di Pontal do Paranà senza telefono e portafogli. Per i genitori tre mesi di angoscia

Gli agenti della Polizia civil do Paranà e Marco Bonanomi

Gli agenti della Polizia civil do Paranà e Marco Bonanomi

Montevecchia (Lecco) - "Purtroppo non sappiamo nulla. Non sappiamo cosa gli sia successo, come e perché sia morto, né quando potremo andare da lui per riportarcelo finalmente a casa". A essere rimasti senza notizie, appesi alla propria angoscia che si scontra con un muro di misteri, sono mamma Giovanna e papà Giovanni, i genitori di Marco Bonanomi, il 34enne di Montevecchia, nel Lecchese, che a inizio febbraio fu ritrovato senza vita sul litorale di Pontal do Paranà, cittadina del Brasile del Sud, dove si era trasferito prima di Natale per raggiungere sua moglie Juliana, che freqentava da parecchio. Nonostante siano trascorsi tre mesi da quel 5 febbraio quando un operaio della società dell’acquedotto e delle fognature locali rinvenne per caso il corpo di Marco in avanzato stato di decomposizione, abbandonato in una buca sulla spiaggia, al momento non si conoscono le circostanze e le cause del decesso del lecchese. I familiari risulta non abbiano nemmeno potuto effettuare il riconoscimento ufficiale della salma e neppure c’è una data per quando potranno rimpatriare il feretro di Marco, che il 21 marzo avrebbe compiuto 35 anni. Nessuna indicazione è stata fornita neanche al ministero degli Affari esteri, nonostante l’interessamento del console generale italiano a Curitiba. "Non ci risultano sviluppi", ci confermano dalla Direzione generale per la diplomazia pubblica e culturale della Farnesina. Aggiornamento sulle indagini in corso non sono giunti nemmeno dagli investigatori della Polizia civile né militare dello Stato di Paraná e pure i giornalisti dei media della zona hanno riferito eventuali sviluppi sul caso. Soltanto un lungo silenzio. I genitori erano consapevoli che ci sarebbe voluto parecchio tempo, i funzionari della diplomazia tricolore li avevano avvisati fin da subito dei tempi tutt’altro che celeri delle operazioni in Brasile.

Si aspettavano tuttavia di dover pazientare settimane, non interi mesi senza alcuna notizia o prospettiva certa. In mancanza di ulteriori elementi sulle cause del decesso, l’ipotesi più accreditata sembra quella del malore, sebbene molti aspetti non tornino: le furibonde liti con la moglie che lo aveva pure denunciato, la scomparsa da alcuni giorni senza che nessuno abbia lanciato immediatamente l’allarme, il portafogli rubato, il cellulare di Marco sparito nel nulla, sebbene abbia continuato a squillare a lungo senza che nessuno però abbia mai risposto. In più segni compatibili con il trascinamento. Tutti elementi che appaiono discordanti con la ricostruzione di una semplice fatalità. "Contiamo sull’ausilio dei cittadini con informazioni che possano aiutarci", è l’appello rimasto in rete dei poliziotti della Polícia civil do Paraná. Ma finora dal Brasile elementi per una svolta non ne sono arrivati. E l’attesa di mamma e papà si fa sempre più penosa e difficile.