Mamma Isis condannata a 4 anni: "Sta recuperando l’identità perduta"

La quarantaduenne “foreign fighter” di Bulciago nel 2015 era partita per la Siria con i figli. Avviato un percorso per uscire dalla radicalizzazione

Alice Brignoli

Alice Brignoli

Milano - E' stata condannata a 4 anni di carcere Alice Brignoli, moglie del defunto militante dell’Isis Mohamed Koraichi, a processo in abbreviato con l’accusa di terrorismo internazionale dopo essere stata arrestata in Siria a settembre dal Ros dei carabinieri e riportata in Italia assieme ai 4 figli, poi affidati ad una comunità. Lo ha deciso ieri la gup Daniela Cardamone, che ha disposto anche 5 anni di interdizione dai pubblici uffici, stabilendo anche una provvisionale, immediatamente esecutiva, per ognuno dei quattro figli della donna, assistiti dall’avvocato e curatore speciale Silvia Belloni che ha deciso di costituirsi parte civile nel processo. "La costituzione di parte civile è stato un gesto di responsabilità nei loro confronti", ha spiegato l’avvocato Belloni dopo la sentenza. Le motivazioni saranno depositate entro 30 giorni.

I pm Francesco Cajani e il capo del pool antiterrorismo Alberto Nobili, titolari dell’indagine, avevano chiesto una condanna a 5 anni di carcere. Brignoli, 42enne che dopo la conversione si faceva chiamare “Aisha“, viveva in provincia di Lecco prima di partire insieme a marito e figli per la Siria. Lei e il marito erano tra i destinatari dell’ordinanza di custodia cautelare nell’ambito di un blitz di Digos e Ros dell’aprile 2016 che portò all’arresto di 4 persone.

Brignoli ha iniziato un percorso "per uscire dalla radicalizzazione e per "recuperare la sua identità che secondo le sue stesse parole era stata smarrita per strada", ha detto il pm Nobili. "La condanna non fa bene a nessuno, l’obiettivo non era quello. Piuttosto è stato il riconoscimento del buon lavoro investigativo" fatto dal Ros dei carabinieri e dalla procura di Milano. Il magistrato ha aggiunto che Brignoli "ha spiegato che non è più la donna che era una volta e che non farebbe più quello che ho fatto". E nel suo percorso, la donna "è molto aiutata" dal rapporto con i quattro figli, affidati a una comunità, e "che quotidianamente le è consentito di sentire e di chiamare"."Lei stessa - ha concluso il magistrato - si è resa conto di quanto sia stato importante il suo ritorno in Italia per la sua vita e per il suo futuro".