Olginate, fallimento Maggi Catene: in tre a giudizio

Gli imprenditori Giuseppe, Corrado e Giovanni Maggi sono accusati di bancarotta distrattiva per un mancato versamento di 228mila euro

Una delle proteste alla Maggi Catene

Una delle proteste alla Maggi Catene

Lecco, 14 gennaio 2019 - A processo per bancarotta distrattiva Giuseppe, Corrado e Giovanni Maggi. Dopo il fallimento della storica azienda di Olginate - la Maggi Catene, fondata nel 1925 - è iniziato ieri il processo a carico del presidente e legale rappresentante dell’azienda per un mancato pagamento di 228mila euro all’azienda Zincofuoco di Calolziocorte. Il processo è solo alle battute iniziali, il giudice Giulia Barazzetta ha già fissato due udienze, il 23 marzo e il 28 aprile, dove saranno sentiti i testi dell’accusa e della difesa, oltre agli imputati. 

I difensori dei tre imputati, oltre a depositare delle memorie, hanno anche fatto presente che saranno sentiti solo Corrado e Giovanni Maggi, quest’ultimo ha anche ricoperto la carica di presidente di Confindustria Lecco e aveva tentato, senza successo, la scalata alla presidenza della Camera di Commercio di Lecco. Il processo è legato al fallimento dell’azienda Zincofuoco di Caloziocorte, dove la Maggi Catene conferiva parte dei suoi prodotti per la zincatura.  Viste le difficoltà finanziarie, l’azienda di Olginate è stata dichiarata fallita con un fardello di debiti, non ha potuto far fronte al pagamento dei fornitori tra cui l’azienda che si trova tra Calolziocorte e Cisano Bergamasco. Ieri - nella prima udienza - c’è stata la costituzione di parte civile e la lista testi, in attesa di sentire le parti che avverrà tra marzo e aprile. L’accusa per tutti e tre gli imputati è bancarotta distrattiva. 

La procedura concorsuale venne aperta il 6 febbraio 2018, quando a fronte di una situazione debitoria, con provvedimento del presidente Ersilio Secchi e giudice delegato Edmondo Tota, era stata concessa la procedura di concordato preventivo con accordi di ristrutturazione dei debiti. Inoltre era stato nominato commissario Silvio Giombelli, con studio a Oggiono. 

A distanza di un anno e mezzo arrivò il fallimento. Dopo la pronuncia della sezione civile del tribunale di Lecco, dello scorso 6 giugno, quando il presidente Ersilio Secchi e il relatore Edmondo Tota, accolsero l’istanza della Procura che chiedeva il fallimento della Maggi Catene. Inoltre vennero valutate anche le ripercussioni penali dal parte del Pm Paolo del Grosso, titolare dell’inchiesta. Tra i primi casi che emersero spicca il mancato versamento di 228 mila euro alla Zincofuoco di Calolziocorte. Il disavanzo di oltre 27 milioni di euro e la decisione dei creditori di non accogliere la proposta avanzata dalla proprietà Maggi Catene di restituire una decina di milioni di arretrati, spalmati in sette anni, ha pesato sulla decisione della sezione civile del tribunale di Lecco, il collegio era composto dal presidente Ersilio Secchi, Mirco Lombardi ed Edmondo Tota, quest’ultimo giudice relatore.

Da giugno - quando è stato dichiarato il fallimento - a dicembre l’azienda del commissario ha definito l’inventario dei beni mobili e immobilii per un ammontare - nello stabilimento di via Milano a Olginate - con 102 macchinari per la lavorazione dei metalli, 202 attrezzature ed utensili, per 500 macchine e attrezzature per l’ufficio e arredi da ufficio e varie, con una stima di 449.330 euro. Inoltre gli immobili sono stimati in 668.148 euro. Dopo l’adunanza del 31 ottobre, c’è stata un’udienza a dicembre e un’altra è già fissata per verificare lo stato passivo e le l’istanze dei creditori al 13 febbraio.