L’uccisione di padre Tentorio Rimandato l’appuntamento verità

Avrebbe dovuto essere celebrata la prima udienza del processo contro i presunti assassini del missionario del Pime

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L’appuntamento con la verità e la giustizia per padre Pops è stato ancora rimandato. Ieri avrebbe dovuto essere celebrata la prima udienza del processo contro i presunti assassini di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime originario di Santa Maria Hoè che il 17 ottobre 2011, all’età di 59 anni, è stato ammazzato fuori dalla sua parrocchia di Arakan nelle Filippine. L’udienza è stata però nuovamente annullata e rimandata. È già almeno la quarta volta che succede. Si trattava di un’udienza tecnica, per l’ammissione dell’elenco dei testimoni indicati dal pubblico ministero per cercare di inchiodare i presunti mandati dell’omicidio del religioso, che sono tutti a piede libero. "Teoricamente il processo avrebbe dovuto cominciare ieri – conferma Andrea Tentorio, nipote di padre Fausto e presidente della onlus dedicata a suo zio -. Purtroppo non è invece ancora iniziato". I motivi dell’ennesimo rinvio non si conoscono: "C’è un poco di confusione – spiega sempre Andrea -. Nelle Filippine ci sono anche le elezioni". Lunedì prossimo effettivamente si svolgeranno le presidenzialie le parlamentari. L’impressione tuttavia è che nessuno voglia processare gli imputati che dovrebbero finire alla sbarra per l’eliminazione di padre Pops, come lo chiamavano i suoi fedeli. Si tratta infatti di pezzi grossi o comunque di esponenti militari e governativi: un colonnello e un maggiore dell’esercito regolare e diversi soldati che risultano latitanti, sebbene sembra che nessuno li abbia mai veramente cercati, e un ex capovillaggio, Ricardo Boryo Dorado, conosciuto come Nene Dorado, 65 anni, l’unico ad essere stato arrestato sebbene sia stato poi scarcerato. Pure i due fratelli presunti killer, esecutori materiali del delitto, inizialmente ammanettati per un incendio doloso, sono stati rimessi in libertà e non sono stati nemmeno mai formalmente accusati del delitto. Le menti dell’assassinio avrebbero pianificato e ordinato l’eliminazione del sacerdote perché difendeva gli interessi dei tribali del posto, che sono musulmani, dagli interessi dei latifondisti in prevalenza cristiani. Daniele De Salvo