Lomagna, il foreign fighter di Lomagna giustiziato dall’Isis in Siria

Il fratello minore è stato processato a Lecco: voleva seguirlo

Originario della tunisia Ghassan Abdessalem era partito per la Siria nel 2013

Originario della tunisia Ghassan Abdessalem era partito per la Siria nel 2013

Lomagna (Lecco), 7 dicembre 2017 - Giustiziato, anzi decapitato, dai tagliagole dell’Isis come lui e con cui si era arruolato come foreign fighter. Nei giorni scorsi il tunisino Ghassan Abdessalem, che abitava a Lomagna, da cui è partito per unirsi con gli estremisti del sedicente Stato islamico, è stato ucciso per mano degli stessi miliziani del Califfato in rotta. Suo fratello minore, il 22enne Ghait, pareva intenzionato a seguirne le orme, ma a luglio è stato arrestato perché tornato due volte a casa in Italia dopo essere stato espulso. I motivi dell’esecuzione non sono noti né si sa di preciso quando e neppure dove. È stato tacciato, accusato e condannato per tradimento: forse ha commesso qualche sgarro, non ha prestato fede a qualche compito assegnatogli, magari ha cercato di salvarsi durante una delle battaglie. Gli 007 dell’intelligence e dell’antiterrorismo non escludono neppure che possa aver pagato lui con la vita le dichiarazioni del fratello più giovane, il quale, in aula, durante il processo, ha marcato le distanze dagli jihadisti, ammettendo pubblicamente di aver sbagliato, parlando  di «errore compiuto in età infantile».

Si tratta comunque solo di congetture e ipotesi, nessuno mai probabilmente riuscirà a scoprire la verità. Ghassan Abdessalem era partito alla volta si presume della Siria nel 2013, poco dopo essere uscito dal carcere di Pescarenico dove è rimasto rinchiuso per alcuni mesi per  droga. Avrebbe cominciato il percorso di radicalizzazione proprio in cella. Il tunisino di Lomagna che combatteva sotto il vessillo nero pare non fosse un semplice sodato, sembra riversisse un ruolo di rilievo, con compiti anche di reclutatore di altri potenziali foreign fighter. I suoi familiari, che vivono in un appartamento di via Milano da dove quest’estate è stato prelevato dagli agenti della Digos pure l’altro figlio, sanno quello che è successo e la fine che gli è toccata in sorte, ma non è stato restituito loro un corpo su cui piangere e con cui celebrare il rito funebre. Stanno comunque osservando il periodo di lutto e di preghiera secondo le usanze musulmane.