2010-01-23
di MARINELLA ROSSI
— MILANO —
E’ UN RITORNO, quello di Lapo. Come vittima, ancora, di ricatti. Lapo Elkann, l’uomo di Casa Agnelli già perseguitato dagli esiti di quella disgraziata overdose dopo una notte di eccessi, a Torino, su cui si speculò con video e interviste. Lui, il manager per la cui reputazione si è provveduto a ritirare dal mercato foto sgradevoli e recentissime, che riportano a storie vecchie e ripetute. Trecentomila euro sono costati quegli scatti, a chi si è preso l’incarico di toglierli di mezzo. Immagini fresche, di circa due mesi fa. Legano, ancora, il manager a transessuali. E riportano a quelle coincidenze suggerite dalla cronaca rosa: quando, nel terreno franoso di smentite e conferme tipiche del settore, i soliti rotocalchi riportarono la delusione dell’ultima fidanzata di Lapo, Bianca Brandolini D’Adda. Lo lasciava, lei, «per i soliti errori».

E’ LA CIFRA più alta pagata, questa, in un giro di scatti a uso estorsione da 900 mila euro. Giro fresco, datato 2008-2009. E’, secondo l’ipotesi di lavoro che il sostituto procuratore Frank Di Maio fa nella nuova inchiesta sulle foto-ricatto, estorsione pienamente consumata. A differenza di quando, nell’ottobre 2005, e dopo l’overdose, la Fiat si rifiutò di acquistare per i 200mila euro chiesti da Fabrizio Corona l’intervista a Donato Brocco, il trans della notte maledetta. E rifiutò anche un secondo video, con al centro un altro transessuale, le cui ben più scabrose dichiarazioni venivano raccolte da un fedelissimo di Corona, giornalista di «Chi» di Alfonso Signorini, Gabriele Parpiglia. Allora, l’estorsione veniva qualificata come tentata: portata al processo Vallettopoli, non è rientrata negli episodi per i quali Corona in primo grado è stato condannato.
E poi, c’è anche un politico dell’entourage del Partito della libertà, fra quella ventina di vittime di estorsione, dove primattori sono i fotografi sulla strada e le agenzie di settore. Perché, stavolta almeno, Corona non c’entra. C’entra il modello, il seme gettato e fiorito. Il ritiro degli scatti ad Elkann è uno degli argomenti toccati negli interrogatori degli indagati.

IL FOTOGRAFO Maurizio Sorge della Spy One, agenzia nata dalle ceneri della Corona’s, nella quale sono confluiti i paparazzi usati da Fabrizio e suoi collaboratori, come Parpiglia, appunto. E, tra gli indagati, il fotografo romano, Massimiliano Scarfone, autore di scatti off limits: lui gestì il video dell’ex governatore del Lazio Piero Marrazzo nell’appartamento del trans Brenda, video di cui copia finì nelle mani del direttore di «Chi» Signorini. Mediatore, l’agenzia Photo-Masi di Carmen Masi (anche lei, indagata). Là, il nocciolo della questione: chi dà gli input ai fotografi, chi gestisce il mercato delle immagini scabrose, utilizzando la pressione della pubblicazione sui rotocalchi. Una gallina dalle uova d’oro. Immagini rubate senza soluzione di continuità: qua, le più vecchie inserite nel nuovo fascicolo sono, e già note, quelle strappate alla vita privata di Leonardo Pieraccioni, Michele Santoro, Stefano Ricucci.

QUINDI L’ULTIMO indagato, dei quattro, per ora: un imprenditore veneziano nel settore eventi e pubbliche relazioni, Massimiliano Fullin, prosciolto dall’accusa di favoreggiamento personale di Corona dal giudice dell’udienza preliminare di Potenza nell’ambito della prima Vallettopoli, torna in questa, e per estorsione.