L’interdittiva antimafia resiste al ricorso al Tar

L’appello è stato presentato dai titolari della ditta Edilnord in forte odore di ’ndrangheta

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L’interdittiva antimafia resta. I giudici del Tar di Milano hanno cassato la richiesta di sospensiva cautelare del provvedimento interdittivo firmato dal prefetto Castrese De Rosa a ottobre nei confronti di Angelo e Daniele Musolino, fratelli di 41 e 39 anni titolari della Edilnord, società edile del Bione in "odore" di mafia. I due sono figli del 67enne Vincenzo Musolino, "mente finanziaria" del cognato Franco Coco Trovato, padrino della ‘ndrangheta lombarda che a 74 anni sconta l’ergastolo, con cui è stato arrestato nel 1992 durante la retata di Wall Street. Padre e figli, che non avrebbero mai rotto i legami con il passato e soprattutto gli altri picciotti della mala lecchese, compaiono negli atti d’inchiesta di "Metastasi" del 2014. Proprio per questo non possono ottenere finanziamenti o aiuti di Stato né appalti pubblici. Quella nei confronti loro e dell’Edilnord è stata la 15ª delle 16 interdittive antimafia adottata dal prefetto De Rosa e il pronunciamento dei magistrati del Tar con ordinanza 260 del 2 marzo rappresenta una sorta di ultimo importante riconoscimento al lavoro che ha svolto per estirpare il cancro degli uomini "d’onore" prima che lasci il lago per il più prestigioso mare di Ravenna, dove lunedì comincerà la sua nuova esperienza di prefetto. Nessuno dei ricorsi presentati contro le interdittive è stato mai vinto. "Chiudo in bellezza", dice. E aggiunge: "Si fa per dire... Le 16 interdittive antimafia in un anno sono infatti segno che occorre stare attenti. Le forze dell’ordine sanno leggere le situazioni ma invito tutti a non abbassare mai la guardia. Gli affiliati delle storiche famiglie della ‘ndrangheta e chi li sostiene non staranno a guardare". Specie ora che sono in arrivo milioni e lavori pubblici per le Olimpiani invernali del 2026 e il Pnrr. Daniele De Salvo