Lecco, un futuro per la Leuci: l'appello di 27 associazioni

Un unico comitato promotore, per far rivivere l’ex stabilimento di via XI febbraio e tutte le aree dismesse di Lecco

La Leuci

La Leuci

Lecco, 9 giugno 2017 - Un nuovo futuro per la Leuci. È l’appello lanciato da 27 associazioni e realtà del territorio, costituitesi di fatto in un unico comitato promotore, per far rivivere l’ex stabilimento di via XI febbraio e tutte le aree dismesse di Lecco, con un riutilizzo virtuoso. La Città della luce non è mai nata, ora però alcune associazioni tornano a spingere per dare un futuro allo stabilimento. «Non si parla più di lampadine, ovviamente, ma ora c’è in ballo una battaglia di cittadinanza attiva» afferma Germano Bosisio, ex rsu dell’azienda e oggi coordinatore dell’iniziativa. «C’è un cartello con scritto vendesi-affittasi, c’è il capitolo amianto - prosegue -. Tutte situazioni da tenere in considerazione. Noi riteniamo che il consiglio comunale di Lecco non possa ignorare i 500mila metri quadri di aree dismesse, di cui 20mila proprio nella ex Leuci».

L’idea quindi sarebbe di creare un polo per la ricerca e culturale. «Uno dei problemi di questa città è che non si discute del futuro - afferma Simone Bertolino del Prc –. Le aree dismesse sono una grande risorsa pubblica, nonostante siano private. Vorremmo discutere su questi spazi per sviluppare al meglio la città. Anche in altre realtà ci sono situazioni simili. Abbiamo sviluppato un progetto dal basso, ora vorremmo aprire un confronto alla Leuci con tutti gli interessati, soprattutto con il Comune, con le associazioni di categoria e con i sindacati. Vorremmo che nell’area di via XI febbraio si leghino funzioni di ricerca e altre culturali e sociali. Sarebbe interessante farne un laboratorio di ricerca territoriale. Chiamiamo a raccolta tutta la città per riprendersi questi spazi».Per questo il comitato invita tutti a un confronto pubblico sul futuro dell’area ex Leuci.

«Una riconversione virtuosa che sappia nel contempo anche indicare una delle direzioni praticabili per una rinnovata vocazione socio-economica del territorio, con la possibilità di concreti e qualificati risvolti occupazionali e sociali - prosegue Bosisio -. L’area da problema, tra degrado e amianto, potrebbe e dovrebbe tornare a essere una risorsa e un patrimonio per l’intera collettività». Nessun commento da parte del proprietario della ex Leuci, Giuliano Pisati. L’idea del comitato è che la città spinga per convincere l’imprenditore a riqualificare l’area. Molto difficile, anche secondo i rappresentanti delle associazioni, che ci provano lo stesso cercando di migliorare la città.