"L’eredità di un figlio invalido dovrebbe coinvolgere le istituzioni"

Sempre allegro e gioviale ultimamente si era spento "Tanti dolori uno dopo l’altro" spiega il sindaco Brivio

Una persona allegra, gioviale, sempre indaffarato e sempre in movimento. Amici e vicini ricordano così Franco Iantorno, l’80enne di Osnago che ieri mattina ha ucciso la figlia disabile 47enne Rossana e per poi togliersi subito dopo la vita anche lui. Ultimamente però si era come spento.

"Tanti dolori uno dopo l’altro, troppi evidentemente da sopportare", prova a dare una spiegazione a ciò che forse non si può spiegare il sindaco di Osnago Paolo Brivio. Lui, il sindaco, conosceva bene Franco. Del resto tutti a Osnago conoscevano Franco: era stato il primo vigile del paese e poi messo notificatore comunale. Era anche un socio dell’Associazione nazionale dei carabinieri di Missaglia.

E tutti in paese conoscevano bene anche Rossana, quella donna in fondo rimasta bambina che soffriva di una forma grave di autismo.

Rossana voleva un bene dell’anima a suo papà, lo accarezzava sempre, con entrambe le mani sulle guance e lo sbaciucchiava continuamente. Ascoltava solo lui e solo lui sembrava in grado di comunicare con lei. "Solitamente era molto estroverso, un gran chiacchierone, ma quando l’ho incontrato l’ultima volta mi è parso triste, stanco – prosegue il sindaco -. Non era solo. Non erano soli. C’era il figlio ad aiutare il padre e la sorella e Rossana frequentava un centro diurno per disabili".

"La vita è complessa, complicata e indicibile – commenta Enrico Magni, psicologo, psicoterapeuta e criminologo che conosceva Franco e Rossana. Li aveva seguiti quando lavorava al Consorzio Adda 2 di Merate e si occupava dei servizi sanitari per l’infanzia e la disabilità.

"La questione dell’eredità di un figlio disabile è un problema serio e dovrebbe coinvolgere le istituzioni.

Ogni genitore si chiede chi se ne farà carico quando non ci sarà più – prosegue lo psicoterapeuta -. A questa domanda l’istituzione deve dare una risposta strutturale di accoglienza permanente perché la solitudine intima di un genitori di un figlio disabile si scontra con l’oscurità del futuro". Un’oscurità che forse Franco Iantorno percepiva ancora più nera da quando la sua compagna lo aveva lasciato, perché temeva che nessuno più si sarebbe preso cura della sua Rossana.

D.D.S