La Trilogia del Masino: l'impresa dei Ragni Schiera e Marazzi

Hanno concatenato in 34 ore la via Elettrochock al Picco Luigi Amedeo, La Spada nella Rocia in Qualido e Delta Minox alla Cima Scingino

Paolo Marazzi e Luca Schiera

Paolo Marazzi e Luca Schiera

Lecco 19 luglio 2019 - I ragni di Lecco Paolo Marazzi e Luca Schiera, fra il 16 e il 17 luglio hanno completato la Trilogia del Masino, concatenando in 34 ore (avvicinamenti e andata e ritorno da San Martino compresi) la via Elettrochock al Picco Luigi Amedeo, La Spada nella Rocia in Qualido e Delta Minox alla Cima Scingino. Hanno completato una delle più belle e ambite grand course della Val Masino, sulle tracce della mitica cordata di Tarcisio e Ottavio Fazzini, Sabina Gianola e Norberto Riva, che negli anni ’80 aprirono tre vie diventate oggi tre classiche di alta difficoltà.

"Sono circa una trentina di chilometri a piedi, 12 ore di cui sette senza sentiero, su roccette e prati pieni di buche spaccaginocchia, con 3500 metri di dislivello positivo e 1200 metri di scalata costantemente impegnativa sotto l’aspetto psicologico", ha raccontato Luca Schiera.  "È un’idea nata nove anni fa poi rimasta per molto tempo in testa come una cosa troppo lontana dalla realtà per essere concretizzata. Ai tempi non sapevo se sarebbe stato possibile passare da una parete all’altra e non conoscevo sistemi per arrampicare in velocità, fra l’altro non avevo nemmeno ripetuto tutte e tre le vie. Il motivo della scelta è semplice, e chi conosce la zona non ha dubbi: sono tre vie che salgono sulle pareti più simboliche per l’arrampicata in alta val Masino e sono diventate le tre classiche difficili per eccellenza". 

I due climber dei Maglioni rossi ci avevano già provato l'anno scorso, ma i tempi non erano ancora maturi.  "Tutto procedeva bene, salito il Picco nel pomeriggio, all’alba successiva cima del Qualido ancora freschi poi il lungo traverso verso il Cavalcorto e quindi arrivati allo Scingino nel primo pomeriggio. Al quinto tiro, quasi a metà via e ormai verso la fine del giro Paolino ha iniziato ad avere le allucinazioni. Non ci sembrava il caso di continuare e avevamo deciso di scendere", spiega Luca in merito al tentativo dell'anno scorso. Quest'anno sono tornati alla carica. "Conosco a memoria ogni singolo appiglio e appoggio di questi 37 tiri, posso rifare le vie mentalmente passaggio per passaggio, ho solo paura per un paio di tiri in cui rischio seriamente di farmi male in caso di errore. Ho scalato varie volte giorno e notte consecutivamente ma questa volta è tutto diverso, la difficoltà del giro è che c’è molta distanza a piedi da fare e anche molta arrampicata psicologica con poco margine di errore, su alcune cenge bisogna stare attenti anche camminando! La domanda che continuavamo a farci era in che stato saremmo arrivati sotto l’ultima via dopo una notte intera senza sonno in continuo movimento. Sapevamo che verso la fine avremmo avuto molti momenti di alti e bassi, ci saremmo supportati a vicenda e finché almeno uno dei due fosse rimasto motivato tutto sarebbe andato bene"

"E' di gran lunga la cosa più difficile che ho provato a fare e quella a cui ho dedicato più energie anche se a conti fatti gli abbiamo dedicato solo nove giornate in due stagioni, più vari allenamenti in giro. Ci siamo presi qualche rischio scalando in velocità ma a parte in qualche punto rischiavamo solo qualche volo più lungo del normale (è capitato)".