Omicidio di Sogno, Guzzetti era capace di intendere e volere?

Il gip affida a un pool di quattro esperti la perizia psichiatrica sull'unico indagato dell'uccisione di Maria Adeodata Losa

Roberto Guzzetti, 59 anni

Roberto Guzzetti, 59 anni

 Lecco, 23 settembre 2016 - Era capace di intendere e volere al momento dell’omicidio? È il quesito che il giudice delle indagini preliminari ha sottoposto al pool di esperti chiamati - in incidente probatorio - a tracciare il profilo mentale Roberto Guzzetti, unico indagato per l’omicidio di Maria Adeodata Losa, l’anziana di 87 anni trovata cadavere l’11 giugno scorso nella sua casa di Sogno, frazione di Torre de’ Busi. Nella mattinata di ieri il giudice Paolo Salvatore ha ufficialmente conferito gli incarichi a quattro professionisti: la psichiatra Mara Bertini, consulente dello stesso gip, il collega Mario Lagazzi (nominato dal pm Paolo Del Grosso) e infine lo psichiatra Mario Mantero e il collega psicologo Mario Pigazzini, i due periti di cui si avvarranno gli avvocati Marilena e Patrizia Guglielmana difensori di Roberto Guzzetti. Cosa succederà ora? Gli esperti avranno sessanta giorni di tempo per redigere una perizia psichiatrica che costituirà una prova utile a stabilire la sanità mentale e, nel caso di una riconosciuta infermità mentale, l’impossibilità di una condanna. Perché Roberto Guzzetti al momento rimane anche l’unico indiziato dell’omicidio di Sogno, sebbene lui si sia sempre professato innocente.

Le impronte sul luogo  del delitto sono le sue come hanno confermato i Ris di Parma: le tracce sulle macchie di sangue di cui era impregnata la tovaglia su cui giaceva il corpo della vittima coincidono oltre il 95%. Quella prova è risultata decisiva per aggravare la posizione di Roberto Guzzetti, celibe, dall’esistenza riservata e unico figlio rimasto di un’anziana coppia di vicini della vittima che proprio lassù nella piccola frazione montana di Torre dé Busi si era trasferito per accudire i genitori.