Lecco, neonato morto in casa. L’accusa: "È stata la madre"

Liam aveva 28 giorni ed era stato trovato senza vita. In tribunale a Como il colpo di scena: "Gli ha spaccato la testa"

Il giudice Valeria Costi presiede la Corte d’Assise d’Appello di Como

Il giudice Valeria Costi presiede la Corte d’Assise d’Appello di Como

Ballabio (Lecco) - Il piccolo Liam è stato ucciso dalla madre e il marito non ha fatto nulla per fermarla. È l’accusa rivolta dalla Procura di Lecco ad Aurora Ruberto, 39 anni, e Fabio Nuzzo, 45 anni, i genitori del bimbo, morto il 15 ottobre 2015 dopo soli 28 giorni di vita a Ballabio (Lecco).

Ieri in Corte d’Assise d’Appello di Como si è aperto il processo nei confronti dei genitori, accusati di omicidio volontario aggravato. Una vicenda giudiziaria complessa: per ben due volte i genitori sono finiti davanti al giudice delle udienze preliminari del tribunale di Lecco. L’11 giugno 2019 il Gup Salvatore Catalano aveva pronunciato la sentenza di non luogo a procedere, sulla base di una super perizia che aveva indicato la causa della morte in un soffocamento meccanico, ipotizzato dai consulenti della pubblica accusa, forse dovuto a una polmonite interstiziale non diagnosticata. La pronuncia del giudice lecchese è stata impugnata dalla Procura generale, sulla base di nuova perizia, e la Corte d’Appello di Milano ha disposto il giudizio dei genitori, difesi dagli avvocati Nadia Invernizzi e Roberto Bardoni del Foro di Lecco.

Liam Nuzzo è nato il 17 settembre 2015, pochi giorni dopo sarebbe caduto accidentalmente, come raccontato dalla madre agli inquirenti, passando due giorni in osservazione all’ospedale di Lecco, dove era stato poi riportato a seguito della comparsa di rigonfiamenti sul capo. Venne dimesso tre giorni prima di morire senza che venissero accertate fratture craniche poi finite al centro dell’attenzione dei periti. Ieri è iniziato il processo a carico dei genitori davanti al collegio della Corte d’Assise di Como, presieduto dal giudice Valeria Costi, a latere il giudice Elisabetta De Benedetto. Il procuratore facente funzioni di Lecco Cuno Tarfusser ha modificato il capo d’imputazione: "La madre è l’autrice materiale del delitto, utilizzando strumento contundente, ovvero sbattendo la testa del figlio neonato perpendicolarmente su una superficie piana e rigida, produceva a questi fratture parietotemporali, schiacciamento della volta cranica, da cui derivava uno stato di particolare debolezza che ha favorito l’insorgere di una polmonite interstiziale che portava al decesso di Liam".

E sul padre il procuratore Tarfusser ha detto: "Pur perfettamente consapevole delle condotte lesive e maltrattamenti della moglie sul piccolo Liam, le tollerava, pur avendo l’obbligo morale e giuridico di impedirle". I difensori, gli avvocati Nadia Invernizzi e Roberto Bardoni, hanno poco più di un mese per sceglie l’eventuale rito alternativo. La decisione tra rito alternativo o dibattimento sarà comunicata nella prossima udienza del 28 ottobre.