Lecco, lago basso e sempre più a secco: mancano 95 milioni di litri d'acqua

Al lago di Como manca il 21% di acqua rispetto alla media del periodo

Lago basso

Lago basso

Lecco, 12 marzo 2019 – Lago sempre più basso e a secco. Si stima manchino all'appello circa 95 milioni di litri d'acqua. Quest'oggi il livello delLario, all'altezza della diga di Olginate, risulta 22 centimetri sotto lo zero idrometrico, rispettop ad una media stagionale di un centimetro e mezzo oltre lo zero idrometrico. D'inverno del resto ha nevicato poco in montagna mentre più in basso non ha piovuto molto. Dall'inizio dell'anno sono precipitati appena attorno ai 100 millimetri d'acqua, pari a 100 litri per ogni metro quadrato di terreno, e a febbraio tra i i 20 e i 42, sebbene più a sud, in Brianza, non si arrivi nemmeno a 10 mm di pioggia.

“Preoccupa il volume dei laghi lombardi, la grande riserva idrica, storicamente regolata, artefice delle possibilità di alimentare la rete dei canali irrigui – avvertono da Legambiente -. I dati ad oggi sono allarmanti, soprattutto per i laghi di Como e d’Iseo, dove si è già accesa la spia della riserva, poiché dall’inizio dell’anno gli afflussi dai tributari registrano un forte deficit. Al Verbano da inizio anno sono mancati 174 milioni di metri cubi di afflusso, pari al 20% rispetto alla media del periodo, sul Lario l’ammanco è di 95 milioni di mc pari al 21% in meno, al Sebino 59 milioni mentre per il Benaco il dato è ancora più grave, perché mancano 131 milioni di mc, il 51% in meno. Fortunatamente, però, il lago di Garda beneficia di una grande scorta idrica accumulata l'anno scorso, e quindi nonostante la grave carenza di afflussi negli scorsi mesi i livelli idrici restano decisamente alti”.

Per i primi tre bacini regolati, l’acqua effettivamente disponibile come serbatoio per finalità irrigue, rispetto alla capacità, è al 32% della capacità massima per il Verbano, al 10% per il Lario, al 15% per il Sebino. Complessivamente i Laghi Maggiore, di Como e d’Iseo stanno stoccando 170 milioni di metri cubi d’acqua, su una capacità d’invaso di ben 760 milioni di metri cubi complessivi. Neanche dagli invasi idroelettrici d’alta quota ci si può aspettare molto: nel bacino montano dell’Adda, ad esempio, i depositi idroelettrici sono vuoti all’80%.

“Ormai nella programmazione agricola della Pianura Padana occorre mettere in conto il cambiamento climatico – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – per il futuro non si può continuare a pensare ad un’agricoltura intensiva e specializzata su due sole colture, il mais e il riso, entrambe ad elevatissimo fabbisogno irriguo. Bisogna iniziare a riprogrammare l’agricoltura lombarda per aumentarne la resilienza, diversificando le colture, migliorando la risposta del suolo agli stress idrici, aumentando le rotazioni e introducendo investimenti importanti per ridurre il fabbisogno delle colture”.