Lecco, l'anno nero delle api: la produzione di miele è decimata

L'allarme degli apicoltori di Coldiretti di Lecco e Como

Il giovane apilcotore Fabio Villa

Il giovane apilcotore Fabio Villa

Lecco, 11 settembre 2019 – La produzione di miele in provincia di Lecco e in quella di Como è decimata in quello che si è aggiudicato il triste appellativo di “anno nero delle api”, che bisogna alimentare artificialmente, come fossero malate in agonia, per salvarle.

L'APICOLTORE - “Nemmeno gli apicoltori di lungo corso ricordano una stagione così problematica, almeno da 40 anni a questa parte - conferma Fabio Villa, giovane apicoltore di Casatenovo -. Per me, sicuramente, è una situazione mai vista, destinata ad avere ripercussioni anche nei prossimi mesi, dove tutti noi produttori saremo impegnati a salvare i nostri insetti, anche alimentandoli artificialmente”. Il disastro è comune in tutta Italia, ma nel territorio lariano ha colpito più duro, al punto di azzerare di fatto la produzione della varietà acacia con perdite medie che superano il 90%, e di registrare flessioni a due cifre per tutte le altre varietà, ad eccezione di tiglio e fiori alpini, con Mieli prodotti in altura, i cui quantitativi non sono tuttavia sufficienti, nemmeno lontanamente, a mitigare la situazione. Alle già ingenti perdite per il mancato raccolto, si aggiungono i costi sostenuti e da sostenere per tenere in vita gli insetti, alimentandoli artificialmente con gli appositi sciroppi. Le api sono giunte stremate alla fine dell’estate e della stagione produttiva. “La priorità, per tutti noi, è salvare gli alveari: si tratta del nostro patrimonio aziendale, certo, ma le api hanno anche una valenza ambientale importantissima, essendo un indicatore sensibile e importante dello stato di salute dell’ambiente”, prosegue l'apicoltore brianzolo.IL CLIMA - La causa è riconducibile al clima: le piogge hanno funestato le prime fioriture e, da allora, è stata un’alternanza di eventi estremi fra grandinate, trombe d’aria, tempeste di acqua e vento e ondate di calore, con un incremento a due cifre rispetto all’anno precedente. “L’annata 2019 sta prospettandosi per il territorio della provincia di Como e Lecco come la più critica e problematica di sempre a causa dell’andamento climatico anomalo - spiega il presidente della Coldiretti lariana Fortunato Trezzi -. Le api non hanno avuto la possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele che sono riuscite a produrre lo hanno mangiato per sopravvivere: il risultato è che quest’anno la produzione del territorio risulta decimata, mentre le importazioni crescono”.IL MIELE ITALIANO A livello nazionale, gli arrivi di miele estero sono risultati pari a 9,7 milioni di chili nel primi cinque mesi del 2019 secondo elaborazioni Coldiretti su dati Istat dalle quali si evidenzia che circa la metà arriva dall’Ungheria  e quasi il 10% dalla Cina. Per evitare di portare in tavola prodotti provenienti dall’estero, spesso di bassa qualità “occorre verificare con attenzione l’origine in etichetta oppure di rivolgersi direttamente ai produttori nelle aziende agricole, negli agriturismi o nei mercati di Campagna Amica” consigliano dalla Coldiretti lariana. Il miele prodotto sul territorio nazionale dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, a differenza di quanto avviene ad esempio in Cina, è riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine obbligatoria, con la parola “Italia” che deve essere obbligatoriamente presente sulle confezioni di miele raccolto interamente sul territorio nazionale mentre nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE”. Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve esserci la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre se si tratta di un mix va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

LE VARIETA' DI MIELE - In Italia esistono più di 50 varietà di miele a seconda del tipo di “pascolo” delle api: dal miele di acacia al millefiori che è tra i più diffusi, da quello di arancia a quello di castagno più scuro e amarognolo, dal miele di tiglio a quello di melata, fino ai mieli da piante aromatiche come la lavanda, il timo e il rosmarino. Nelle campagne italiane ci sono 1,4 milioni gli alveari curati da 51.500 apicoltori di cui 33.800 circa produce per autoconsumo, pari al 65%, e il resto con partita Iva che producono per il mercato.