Un lecchese sotto assedio: "Vi racconto il Donbass"

Vittorio Nicola Rangeloni, 25 anni, armato di macchina fotografica vive nell’Est dell’Ucraina da due anni documentando quello che sta accadendo dopo la crisi scoppiata a Kiev

Vittorio Nicola Rangeloni

Vittorio Nicola Rangeloni

Barzio (Lecco), 4 novembre 20178 - “Combatte” accanto ai separatisti russi del Donbass, ma non imbraccia né fucili né armi, solo la sua macchina fotografica, per documentare una guerra, quella del Bacino del Donec, in Ucraina Orientale, che dal 2014 ad oggi ha già mietuto 10mila vittime in base alle stime ufficiali, almeno tre o quattro volte tanto secondo gli osservatori sul campo. Vittorio Nicola Rangeloni, 25 anni nato a Bellano ma originario di Barzio, dove è cresciuto ed è sempre vissuto, è una sorta di «foreing fighter» dell’informazione, o della controinformazione, dato che in Europa sembrano prevalere le ragioni e le versioni degli ucraini. Perché dalla Valsassina sia partito alla volta di Donetsk, a più di 2mila chilometri di distanza, lo svela lui stesso. «Ho sempre condotto un’esistenza normale, mi sono diplomato come geometra all’Istituto tecnico Giuseppe Bovara di Lecco e durante l’adolescenza ho maturato interesse per la geopolitica – racconta - La crisi scoppiata a Kiev nel 2013, trasformatasi poi in colpo di stato, mi ha però coinvolto anche personalmente, perché uno dei miei genitori è di origine russa.

A Kiev inoltre ero stato parecchie volte e mi trovavo lì anche quando sono divampate le violenze di piazza». Ma cosa ha a che vedere un genitore russo con Kiev, capitale dell’Ucraina? «I nati prima dell’indipendenza dell’Ucraina a mio avviso devono essere considerati sovietici: fino ad allora di frontiere non ne esistevano, i miei nonni ad esempio, originari degli Urali, sono stati in Germania Est, poi in Cecoslovacchia e infine appunto a Kiev. Simili spostamenti erano normali, Kiev è sempre stata la madre delle città russe». In ogni modo il lecchese si è immediatamente mobilitato per raccogliere aiuti umanitari.

«Nella primavera del 2015 ho tuttavia compreso che non bastava, dovevo fare di più e andare lì di persona per raccontare dciò che stava avvenendo». Adesso il giovane geometra lavora al Centro stampa internazionale di Donetsk e a Lnr today, l’Agenzia stampa della Repubblica popolare di Luhansk, uno degli stati indipendenti autoproclamati. «Coi reportage e le immagini voglio mostrare che nel Donbass si vive sotto assedio e si combatte una guerra che nessuno vuole – spiega -. Le persone difendono semplicemente se stesse, i propri care e le loro case. Storicamente è terra russa, la gente è di etnia russa e parla russo. La guerra non è finita, ogni giorno si sentono i colpi delle artiglierie che martellano le periferie... Ci si abitua a tutto, si lavora, si va avanti in come si può, ma con due grandi interrogativi: come e quando finirà?».