La Valsassina brinda al suo vino in quota

La scommessa vinta da Marino e Mattia Citterio con la vigna impiantata anni fa a Indovero, sulle pendici del monte Muggio

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di Andrea Morleo

La Valsassina ora ha un vino tutto suo, l’IndoVino, prodotto da uve coltivate sulle ai 860 metri di quota di Indovero, frazione di Casargo sulle pendici solive del monte Muggio. La storia di questo vino sembra un paradosso in una terra storicamente votata alla lavorazione del ferro. È una scommessa che nasce dalla passione di un padre e di suo figlio, Marino e Mattia Citterio, decisi a inseguire i propri sogni andando controcorrente, un po’ come fanno i salmoni. "Sono sempre stato appassionato di cucina e vini", racconta Marino, 57 anni, titolare di una panetteria a Ballabio. "Mia moglie Mirella è originaria di Indovero, che sorge sul punto più solivo della Valsassina e mi sono sempre chiesto perché nessuno avesse mai pensato di piantarci una vigna quassù, con questo microclima davvero speciale".

Quell’idea rimane nella sua testa per un po’, sedimenta e poi nel 2012 si concretizza grazie a un lascito della mamma. "Con quei soldi ho deciso di comprare qualche ettaro scarso, allora completamente abbandonato per farci proprio una vigna". Marino coinvolge il figlio Mattia, che nei vicoli stretti e sui sentieri in pendenza del piccolo borgo affacciato sulla val Muggiasca è venuto grande. "Ci siamo rivolti alla Fondazione Foianini che in Valtellina aiuta viticoltori e agricoltori – spiega Mattia, 24 anni con un passato di studi all’istituto Alberghiero di Casargo -. Abbiamo subito detto loro che non volevamo scimmiottare altri ma partire da zero per fare un vino nuovo, moderno e tutto nostro".

La scelta cade sulla varietà Piwi, 600 piante di Muscaris bianco e 300 di Monarch (rosso), tutte coltivate biologicamente. "Piwi è un vitigno tedesco ottenuto per ibridazione particolarmente resistente: cresce senza bisogno di troppi trattamenti che, insieme alla lavorazione completamente a mano, all’assenza di Ogm e diserbanti e all’utilizzo di acqua del solo torrente caratterizzano la nostra produzione". Nei primi tre anni la vigna viene lavorata senza che dia alcun frutto. "Le piante hanno bisogno di adattarsi alle caratteristiche del nuovo terreno in cui si piantano, alle pendenze, ai venti e all’escursione termica". Nel 2015, una volta trovato il suo equilibrio, la vigna è pronta per dare i suoi frutti e Marino e Mattia fanno la loro prima vendemmia "ma solo ad uso interno e i risultati ci hanno subito incoraggiato".

Ed è subito festa per loro ma anche per amici e parenti del paese che nel frattempo sono stati coinvolti nell’avventura. Alla fine del 2018 l’Azienda agricola ottiene il via libera dagli enti certificatori per produrre il vino bianco e rosso con la nuova etichetta, che non a caso è battezzata “IndoVino“.

Nel 2019 le bottiglie di rosso prodotte sono 471, 170 quelle di bianco; quest’anno la produzione è salita a 750 di rosso e 250 di bianco e per il prossimo l’obiettivo è quello di toccare quota mille. Il progetto però non si ferma qui. "Il sogno è quello di trasformare il vecchio rustico del campo in un locale, dove si possa degustare il vino - spiega Mattia -. Sarebbe un modo per far vivere la vigna e aprire il paese di Indovero ai turisti". Il solco è tracciato, ora basta darci dentro con passione e tenacia, la stessa di questa vigna che sfidando la quota e le pendenze regala i suoi frutti.