La Goletta dei laghi di Legambiente pronta al controllo qualità

L’8 e il 9 luglio il monitoraggio delle acque con un’attenzione particolare al funzionamento e presenza dei depuratori

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Torna sotto la lente di osservazione di Legambiente il Lario che il prossimo 8 e 9 luglio sarà solcato dalla Goletta dei laghi, impegnata nella campagna di monitoraggio della qualità delle acque, con particolare attenzione alla segnalazione del malfunzionamento o della mancanza di sistemi di depurazione e delle attività che minacciano gli ecosistemi lacustri.

L’equipaggio sarà impegnato in attività di raccolta dei campioni di acque, che verranno poi analizzati in laboratorio coadiuvati da squadre di volontari sulle coste e a centro lago per la ricerca delle microplastiche disperse. Anche l’anno scorso non mancarono le brutte sorprese, soprattutto individuate all’altezza delle foci dei fiumi e dei torrenti, in alcuni casi ancora ricche di scarichi scarichi inquinanti, per non parlare delle canalizzazioni abusive che in alcuni tratti sono ancora presenti.

"L’insufficiente depurazione degli scarichi civili è ancora la principale causa d’inquinamento da coliformi fecali dei laghi – spiega Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia – Situazioni spesso cronicizzate che devono essere affrontare con urgenza, per garantire che la qualità dell’acqua sia all’altezza degli standard imposti dalle Direttive Europee e delle aspettative di residenti e turisti". L’anno scorso sul ramo comasco del Lario su quattro siti controllati uno solo risultò inquinato, a Lecco al contrario su sei punti di prelievo solo due risultarono a norma.

In particolare si rivelò fortemente inquinata la foce del torrente Caldone, sul lungolago nel comune di Lecco e quella del torrente Meria a Mandello del Lario dove è permessa la balneazione in base al portale acque del Ministero della Salute. Le analisi della Goletta dei Laghi rivelarono che era meglio starsene alla larga anche dalla foce del torrente Inganna a Colico e dalla Gallavesa a Vercurago.

Contrariamente, risultarono entro i limiti di legge i campioni di acque prelevati alla foce dell’Adda a Colico e dell’Esino a Perledo. Inutile dire che i valori di inquinamento più elevati furono riscontrati nelle provette raccolte alla foce del Caldone a Lecco.

Negli ultimi sette anni, malgrado i richiami degli ambientalisti, il torrente ha continuato a essere una fogna a cielo aperto. Stesso problema a Como, alla foce del Cosia nell’area dietro il Tempio Voltiano. Anche in questo caso furono individuate elevate concentrazioni di inquinanti di origine fognaria accompagnate da schiume, colorazioni anomale o rifiuti nell’alveo del torrente, sia presso la foce dopo l’immissione delle acque del depuratore sia nel tratto più a monte compreso il corso del suo affluente che percorre la Valmulini.