La caserma cade a pezzi Appello dei vigili del fuoco

Lecco, corsa contro il tempo e la burocrazia per la nuova struttura del Bione "Sono stati commessi troppi errori", mancano rimesse e magazzini

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di Daniele De Salvo

Di miracoli la patrona santa Barbara ne ha compiuti molti, ma quello della nuova caserma dei vigili del fuoco di Lecco ancora no. Nemmeno lei sembra in grado di sconfiggere burocrazia e lungaggini per accogliere le suppliche dei cento soccorritori del 115 lecchese che da un quarto di secolo reclamano una nuova “casa“, perché quella attuale del Bione cade a pezzi. Ad oggi esiste solo uno studio di fattibilità con un progetto tecnico-economico di massima chiuso in un cassetto dal 2019. Arrivare alla sola redazione delle tavole definitive entro fino anno, come auspicato dal comandante provinciale Angelo Ambrosio, sembra già un prodigio, poiché un semplice pensionamento di un funzionario responsabile della procedura con relativo passaggio di consegne al successore ha bloccato l’intero iter, figuriamoci quanto bisognerà poi attendere per la pubblicazione del bando di gara, l’affidamento dell’appalto, l’allestimento del cantiere, l’inizio dei lavori e il taglio del nastro tricolore, ricorsi e fallimenti permettendo. A denunciare quanto sta avvenendo o meglio non sta avvenendo sono i sindacalisti dei vigili del fuoco in forze al comando provinciale di Lecco.

"Come nella migliore anzi peggiore tradizione che riguarda la pubblica amministrazione si sta assistendo ad un tentativo continuo di evitare le responsabilità da parte dei dirigenti apicali", scrivono in una nota congiunta i segretari provinciali Edgardo Lanfranchi di Co.na.po, Andrea Pandini di Cgil Fp e Giuseppe Marsiglione dell’Usb.

Ci stanno andando di mezzo i “fireman“ lecchesi costretti a lavorare in un ambiente non adatto, ma ci rimettono anche tutti i contribuenti, sia perché costosi mezzi di soccorso come autobotti, autopompe, furgoni e altre attrezzature d’emergenza da centinaia di migliaia di euro rimangono esposti alle intemperie per mancanza di rimesse e magazzini, sia perché si continuano a pagare affitti per diversi immobili dove si trovano da una parte la sede operativa, dall’altra quella amministrativa e in un’altra ancora quella degli alloggi. "Sono stati commessi tantissimi errori", proseguono i rappresentanti sindacali che oltre a Santa Barbara tornano ad appellarsi ai politici locali e regionali affinché promuovano iniziative per "superare questo grande stato di necessità e dare avvio ai lavori".