Mandello, idrovolante precipita nel lago: "La voglia di vivere mi ha salvato"

Parla l’imprenditore di Giussano sopravvissuto all'incidente

Fabrizio Longoni dopo l'incidente con l'idrovolante

Fabrizio Longoni dopo l'incidente con l'idrovolante

Lecco, 12 febbraio 2019 - Sono pochi i piloti che possono raccontare come sono sopravvissuti ad un incidente aereo. Tra loro c’è Fabrizio Longoni, imprenditore di 59 anni di Giussano con la passione per il volo, che sabato scorso, con il suo ultraleggero Yuma dotato di galleggianti e trasformato in idrovolante, è precipitato nel lago gelato al largo di Mandello del Lario.

Cos’è successo?

«È stato un mio errore. Sono stato ingannato dall’“effetto specchio” provocato dal riflesso del cielo sulla superficie del lago. Non mi sono accorto di volare a quota troppo bassa, senza voler effettuare né essere pronto all’ammaraggio con i galleggianti del mio idrovolante da cui non avevo ritratto le ruote del carrello ho così toccato l’acqua e l’aereo si è ribaltato».

Come ha fatto ad abbandonare l’abitacolo?

«Non lo so. Ho temuto di morire ed ero certo che da lì non ne sarei uscito vivo perché sarei annegato: l’acqua ha subito invaso l’abitacolo, io ero a testa in giù e bloccato dalle cinture di sicurezza. Credo mi abbia aiutato l’istinto di sopravvivenza e l’addestramento, altrimenti non saprei spiegarmi come, in apnea senza respirare e immerso nell’acqua ghiacciata, sia stato in grado di sganciare le cinture, aprire lo sportello e uscire a nuoto da quella trappola».

Quanto tempo è trascorso prima che la salvassero?

«Forse mezz’ora. Ho effettuato l’ammaraggio a oltre 200 metri dalla riva, lontano dalle sponde, l’aereo che pilotavo era piccolo e completamente sommerso e io, a quella distanza, devo essere parso un puntino in mezzo al nulla difficile da scorgere. Mi sono sgolato per richiamare l’attenzione di qualcuno. Per fortuna ho mantenuto la lucidità per restare fermo sui galleggianti che affioravano dal lago senza provare di raggiungere da solo a nuoto la riva».

Perché?

«Sare imorto d’ipotermia. Indossavo il salvagente, ma con tutti vestiti addosso zuppi e pesantissimi non avrei mai potuto nuotare fino a riva senza congelare».

Da quanto vola?

«Da una dozzina d’anni. Ho molta esperienza e ho parecchie ore di volo sul lago, che ho sorvolato e dove sono ammarato decine e decine di volte. Purtroppo tutti possiamo sbagliare. Mi ritengo fortunato, almeno sono qui a raccontarlo. Mi spiace solo per lo spavento che ho fatto prendere a mia moglie e di non aver avuto modo di ringraziare chi mi ha recuperato con la barca».

Tornerà a volare?

«Certo, appena mi sarò completamente ristabilito. Nonostante dopo due giorni di ricovero mi abbiano dimesso mi hanno consigliato di non affaticare troppo il cuore e quindi per ora resto a terra, ma il volo è la mia passione».