Gli afghani nella base di Edolo

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Edolo, la Valcamonica e la base logistica addestrativa dell’Esercito, comandata dal colonnello Antonio Cardillo, tornano a spalancare le porte ai profughi afghani in fuga dalle persecuzioni dei talebani. La loro “colpa“ è di avere lavorato al fianco delle Forze armate Italiane ai tempi della missione Isaf, quando erano impiegati come interpreti, lavapiatti, addetti alle pulizie, muratori, cuochi e altri ruoli fondamentali per la logistica delle basi in cui si trovavano gli italiani, in particolare Camp Arena a Herat, Camp Invicta a Kabul e alcune postazioni avanzate come Bala Morghab e Shindand. Da quando il regime si è instaurato nel paese, chi ha avuto a che fare con Stati presenti negli scorsi anni ha preferito dirigersi in altri paesi, ospite per lo più di campi profughi, come quelli immensi della Turchia e in strutture iraniane.

Se inizialmente si pensava arrivassero 100 rifugiati, ieri i militari della base edolese e il personale della Croce Rossa hanno accolto quattro bimbi, quattro uomini e dieci donne. Subito dopo sono iniziate le visite per verificare lo stato di salute degli appartenenti al gruppo, che starà in quarantena fino alla vaccinazione e poi raggiungerà la destinazione finale. La scorsa estate sono stati circa 300 gli afghani arrivati alla base Bertolotti. Una trentina è rimasta in paese, ospite di una cooperativa. Ora insieme a loro vivono anche diverse famiglie ucraine, pure loro in fuga dalla guerra. La popolazione di Edolo non manca di fornire loro sostegno e di offrire la propria amicizia, creando occasioni di incontro e confronto anche con il supporto del Comune.

Milla Prandelli