Inchiesta Gilardoni, sindacati parte civile al processo

Al fianco dei 54 lavoratori nel caso di un rinvio a giudizio dell' ex presidente Maria Cristina e il suo braccio destro

La fabbrica di Mandello del Lario

La fabbrica di Mandello del Lario

Lecco, 9 febbraio 2017 - «Non vi lasceremo soli». È questo il messaggio al termine dell’incontro tra i vertici Fiom e gli iscritti che figurano tra i 54 dipendenti (o ex) della Gilardoni Raggi X che hanno deciso di denunciare per maltrattamenti i vertici dell’azienda di Mandello. L’inchiesta condotta dagli uomini della questura di Lecco e coordinata dal sostituto Silvia Zannini è conclusa da tempo e ormai si attende solo la scadenza del termine (17 febbraio prossimo) concesso ai legali per il deposito di eventuali memorie.

Il giudice delle indagini preliminari a quel punto dovrà fissare l’udienza nella quale si dovrà decidere se ci sono i presupposti per rinviare a giudizio Maria Cristina Gilardoni e il suo ex braccio Roberto Redaelli. Le probabilità che l’ex presidente (e azionista di maggioranza) e l’ex direttore del personale vadano a processo sono molto alte, anzi quasi certe a fronte del quadro accusatorio raccolto.

Nel fascicolo si legge di insulti volgarissimi, ma anche schiaffi, piedi pestati, graffi e addirittura morsi sulle braccia. Per non parlare di quella volta in cui la «nonna-padrona» era arrivata al punto di dire a un lavoratore che chiedeva di usufruire della legge 104, quella che garantisce permessi nel caso di gravi malattie di parenti vicini: «Non me ne frega un c... che tua madre ha un tumore, organizzati». Roba da medioevo profondo, il tutto con una sistematicità certificata almeno dal 2012 e sfociata poi nell’inchiesta avviata dalle 54 denunce presentate da altrettanti «lavoratori devastati psicologicamente», come aveva avuto modo di raccontare il capo della Mobile di Lecco, Marco Cadeddu, che dal febbraio 2016 ha raccolto le prove di decine e decine di episodi di mobbing. Madri e padri di famiglia la cui vita è stata completamente stravolta, che hanno finito col perdere il sonno, alcuni il lavoro e altri addirittura ricoverati in ospedale per depressione. Difficile che a fronte di accuse simili (e del cancan generato dall’intera vicenda) i due non vadano a processo. Un processo nel quale i sindacati hanno già annunciato la volontà di costituirsi parte civile, oltre a mettere a disposizione dei lavoratori un pool di legali che li possa assistere nel megliore dei modi.

È il «mestiere» dei sindacati, che per statuto sono al fianco dei lavoratori ma è anche soprattutto una questione di principio per quei soprusi «registrati» da anni e che all’inizio, forse, non erano stati presi con la giusta considerazione all’esterno. Il 28 febbraio prossimo, a Milano, è invece fissat l’udienza per il ricorso presentato dai legali di Maria Cristina Gilardoni contro la sentenza del presidente de tribunale delle imprese, Elena Riva Crugnola, che ha destituito il cda dell’azienda di Mandello nel quale figurava tra gli altri anche l’ex ministro Roberto Castelli. Pare che i legali dell’ex presidente «dimissionata» siano però intenzionati a ritirate tale richiesta.