Alla Gilardoni Raggi X azzerato il Cda

Il Tribunale di MIlano depone Cristina Grilardoni e nomina amministratore giudiziario il figlio Marco. I sindacati: «Ora rilanciamo insieme un’azienda che è oggettivamente in difficoltà»

La Gilardoni Raggi X

La Gilardoni Raggi X

Lecco, 12 ottobre 2016 - Azzerato il Consiglio di amministrazione della Gilardoni Raggi X guidato da Cristina Gilardoni e nominato un amministratore giudiziario nella persona del figlio, Marco Taccani, incaricato di timonare la spa di Mandello nei prossimi otto mesi. Così ha deciso il Tribunale di Milano che nella causa civile intentata dal socio di minoranza Andrea Ascani Orsini nei confronti della zia, accusata di «distruzione di valore», ha dato ragione al nipote. La sentenza da una parte risolve la faida familiare tutta interna al Cda nella quale la presidente veniva accusata di una gestione dissennata dell’azienda, i cui fatturati secondo gli stessi sindacati risulterebbero in caduta libera. Non solo.

Il pronunciamento del tribunale di Milano segna anche una svolta epocale nella storia dell’azienda di Mandello fondata nel 1947 dall’ingegner Arturo Gilardoni al quale è succeduta la figlia Cristina, imperatrice incontrastata da anni e ora «deposta» dal trono insieme a tutto il Cda nel quale la scorsa estate erano entrati - ultimi in ordine di tempo - l’ex ministro Roberto Castelli e l’avvocato Roberto Mulargia nel tentativo di ridare slancio a un’azienda che da tempo naviga in acque agitate. E non solo sul fronte economico come lascia intendere la causa civile intentata da Andrea Ascanio Orsini, preoccupato da bilanci in picchiata ma anche su quello giudiziario con la stessa Cristina Gilardoni e il direttore del personale Roberto Redaelli al centro di un’indagine della Squadra Mobile di Lecco per presunti maltrattamenti e soprusi nei confronti di alcuni dipendenti che nei mesi precedenti avevano presentato denuncia agli uffici della questura.

Molti di loro sono gli stessi dipendenti che prima erano stati licenziati con medesime modalità e tempistiche, quasi si seguisse una procedura standard, e molti di quei rapporti si sono trasfomati in altrettante cause davanti al giudice del Lavoro di Lecco. Così la sentenza del tribunale di Milano viene letta dai sindacati come un’occasione, un punto di partenza «per tornare a sederci ad un tavolo tutti insieme perchè è interesse di tutti rilanciare un’azienda che è oggettivamente in difficoltà», ci spiegano Fabio Anghileri (Fiom Cgil) ed Emilio Castelli (Fim Cisl). Dopo mesi di incertezze e silenzi - come il famoso incontro del 5 aprile in prefettura disertato dall’azienda che mandò su tutte le furie lo stesso prefetto Lilliana Baccari - ora arriva la possibile svolta.

«Questa sentenza offre l’occasione per fare un passo avanti, per tornare a riallacciare delle relezioni sino ad ora precluse dalla totale chiusura dei vertici aziendali». Ora che quei vertici aziendali sono stati rimossi, i rappresentanti dei lavoratori sperano quanto prima di «tornare a una situazione di normalità perchè quella della Gilardoni Raggi X - fanno notare Anghileri e Castelli - è una crisi che nasce da questioni personali ma poi investe questioni oggettive. E non dimentichiamoci che l’azienda di Mandello da mangiare a duecento famiglie che da tempo vivono giorni di grande preccupazione».