Galbiate, lo stagno di Prà Pozzetto salvato dai volontari del Wwf

E' stata attuata un'opera di ripristino ambientale all'interno del Parco regionale del Monte Barro

Alcuni volontari del Wwf al lavoro

Alcuni volontari del Wwf al lavoro

Galbiate (Lecco), 20 marzo 2018 – Nemmeno la pioggia battente e la temperatura proibitiva non hanno potuto fermare la decina di volontari del Wwf di Lecco che si sono dati appuntamento al Parco regionale del Monte Barro sopra Galbiate per una mattina di ripristino ambientale di uno degli ambienti umidi più importanti della riserva naturale. Tramite tecniche poco invasive è stato effettuato un intervento di piccola manutenzione della funzionalità ecologica dello stagno di Prà Pozzetto, invaso da detriti e a rischio interramento a causa dell’espansione di alghe e piante.

L’intervento è stato effettuato nell’ambito della Campagna “One Million Ponds” che punta a ricostruire quel sistema linfatico prezioso fatto di laghi, stagni, pozze, fontanili, torbiere e acquitrini, una gamma variegata di habitat tra terra e acqua, fondamentali per proteggere la nostra biodiversità. Sotto il coordinamento scientifico di Raoul Manenti, ricercatore universitario e consigliere del Wwf lecchese i volontari si sono impegnati nella rimozione del materiale organico in eccesso presente nello stagno. Nell’area di Prà Pozzetto, il forte accumulo di foglie in decomposizione e l’abbondante copertura di vegetazione semi-acquatica stavano infatti rischiando di determinare condizioni poco favorevoli alla vita dei diversi organismi che lo popolano. Armati di pale, rastrelli e secchi gli ambientalisti hanno messo mano comunque solo ad una piccola parte della pozza per non compromettere le numerose ovature di rana dalmatina e rana temporaria. Per questo tutto il materiale di risulta e la vegetazione sono poi stati attentamente setacciati per recuperare eventuali organismi rimasti intrappolati

Sono stati trovati molluschi gasteropodi della specie Planorbarius corneus, varie larve di salamandra pezzata e diversi odonati tra cui le larve della libellula Cordulegaster boltoni. Tutte le specie sono state ovviamente reintrodotte nello stagno. Detriti e scarti raccolti sono stati poi disposti in alcuni punti strategici, in modo tale da poter costituire un’opportunità di rifugio e un luogo riproduttivo per diversi organismi terrestri.