Futuro senza Covid, c’è una luce di speranza

Il virus ha condizionato gli ultimi due anni della nostra vita e uscire dal tunnel è stato, e lo è ancora, davvero difficile

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Il 26 febbraio 2020 è stato il giorno in cui la nostra vita è cambiata, il giorno in cui sono iniziate ad arrivare le prime notizie drammatiche di una nuova malattia i cui primi casi di pazienti sono stati riscontrati in una piccola città della Cina, Wuhan: la COVID-19, dall’acronimo dell’inglese COronaVIrus Disease 19, conosciuta anche come malattia respiratoria acuta da SARS-CoV-2 o malattia da coronavirus 2019, una malattia infettiva respiratoria causata dal virus denominato SARS-CoV-2 appartenente alla famiglia dei coronavirus.

Nel giro di pochi giorni la malattia si era diffusa in tutto il mondo e aveva costretto le persone a rimanere chiuse in casa e a non avere contatti con nessuno: niente scuola, niente sport, niente incontri con gli amici o con i familiari. Da due anni a questa parte sono cambiate molte cose, perché gli scienziati hanno imparato a conoscere questo virus e hanno sperimentato dei vaccini grazie ai quali si è iniziato a sperare in un ritorno alla normalità. Per raggiungere l’obiettivo della cosiddetta immunità di gregge è stato necessario però vaccinare anche ragazzi e bambini: è solo grazie ai vaccini che oggi possiamo sperare in un ritorno alla normalità. Tuttavia lo scorso autunno la situazione era ancora complicata: erano ancora limitati gli spostamenti e c’era l’obbligo di indossare la mascherina anche all’aperto; erano vietati gli assembramenti di qualsiasi tipo, dalle attività sportive ai lavori di gruppo a scuola, dai momenti conviviali in famiglia agli incontri con gli amici.

Attualmente invece la mascherina non è più obbligatoria all’aperto e presto non lo sarà più neanche in casa; gli sport così come la scuola sono ripartiti e adesso ci si ferma solo se ci sono più casi positivi. La scuola in questi due anni è cambiata molto, perché all’inizio della pandemia molti alunni della primaria non hanno fatto lezione per molto tempo, altri alunni invece, soprattutto delle scuole secondarie di 1° e 2° grado, sono stati costretti a seguire le lezioni in Didattica a distanza, più comunemente nota come DAD.

Ora la scuola è ripartita "a bomba", con mascherine ancora obbligatorie in classe e banchi a distanza di un metro, ma anche con momenti di lavori di gruppo all’aperto e attività laboratoriali.

Purtroppo per un po’ resteranno gli strascichi psicologici, infatti non si dimenticherà mai il dolore, la paura, la solitudine e le morti che ha provocato; ma ora non resta che sperare in un ritorno alla normalità, magari a partire già da questa primavera, senza distanziamenti, restrizioni e mascherine. Da questa esperienza però abbiamo anche appreso tanto: abbiamo capito che nulla è scontato, neanche le piccole cose quotidiane che a volte ci sembrano ovvie e, in alcuni casi, noiose come la scuola; abbiamo soprattutto imparato ad apprezzare la nostra libertà e la gioia di stare con parenti, amici e compagni di classe con cui condividere la quotidianità.