Olio, poco ma buono nel frantoio più a Nord d’Europa

Raccolto un terzo delle olive del 2016, colpa delle bizze del clima

Leonardo Enicanti (a sinistra)

Leonardo Enicanti (a sinistra)

Bellano (Lecco), 9 novermbre 2017 – Quello di Bosio di Bellano è il frantoio più a nord d’Europa, dove in questi giorni si sta concludendo la spremitura per l’olio Dop lariano. "La raccolta volge al termine - spiega Leonardo Enicanti, il titolare -. Quest’anno ci sono state poche olive per via dei troppi sbalzi di clima: il freddo prima della fioritura, poi il caldo e la siccità al momento della fioritura e infine la pioggia a settembre. Abbiamo un terzo di olive rispetto all’anno scorso, ci sono stati anni che ho provato a finire a Natale ma adesso siamo già in chiusura". Le aziende più colpite sono quelle della zona che da Lierna scende giù fino a Galbiate, con aziende Dop che sono passate da 30 quintali a 80 chili di produzione.

"Saremo a circa 800 quintali di olive raccolte, metà dell’olio del 2016. Le olive che sono arrivate a maturazione hanno avuto rese molto alte rispetto al passato circa 2% in più". Da una parte meno frutti ma quelli portati al frantoio sono di qualità elevata. "Abbiamo iniziato a imbottigliare e la qualità dovrebbe essere veramente buona, servono ancora gli esiti di certificazione dai laboratori ma le analisi chimiche di acidità e perossidi sono di qualità altissima. Abbiamo acidità allo 0,1 e perossidi, cioè il grado di ossidazione delle olive, che è circa al 4. Solo nelle zone più vicine al lago la mosca ha dato qualche problema ma per il resto non ha creato problemi".

La bassa produzione non intaccherà il costo finale del prodotto. "Il prezzo della bottiglia rimarrà circa lo stesso ma sarà più difficile trovarle. Parlando delle mie piante ho fatto metà delle olive rispetto all’anno scorso e sono stato tra i più fortunati. L’anno scorso avevamo una resa dell’8-9%, quest’anno arriviamo al 12%. Il risultato finale saranno comunque molte meno bottiglie in circolazione". C’è quindi anche da calcolare un danno economico per i produttori. "La cosa buona è che qui quasi tutti vivono di altro e l’attività di olivicoltore è un part-time. Molti hanno gli olivi per mantenere i terreni puliti e scelgono le olive perché rispetto ad altri coltivazioni come le vigne sono meno dispendiose e richiedono un tempo di cura inferiore, oltre che garantire quasi sempre risultati". Le vere somme saranno però tirate il 25 novembre con la tradizionale giornata di chiusura della stagione e con gli assaggi dell’olio.