Poliziotto morto, urlo della madre: "Poteva lasciarlo scappare ma ha fatto il suo dovere"

La madre del poliziotto morto a 28 anni, lasciando la giovane compagna e l’unica bimba di appena nove mesi

Francesco Pischedda, l'agente morto a Colico

Francesco Pischedda, l'agente morto a Colico

Lecco, 4 febbraio 2017 - «Se se ne fosse fregato, se lo avesse lasciato scappare, magari sarebbe ancora qui. Invece ha fatto il suo dovere. Come sempre». La mamma di Francesco ha gli occhi rossi e la faccia rigata dalle lacrime mentre esce dalla camera mortuaria dell’ospedale Manzoni. Nell’atrio, qualche metro più in là c’è anche Anna la compagna di Francesco e altre due donne, il prefetto e il questore di Lecco, pronte a sostenere entrambe in un momento così tragico. 

Non è facile piangere un figlio che muore a 28 anni, lasciando la giovane compagna e l’unica bimba di appena nove mesi. «La tentazione - sussurra a bassa voce - è quella di salire su e staccare i macchinari a quello là, anche se questo non mi ridarebbe indietro mio figlio».

E «quello là» è il moldavo precipitato con Francesco dal viadotto della Superstrada 36 e ora piantonato in un letto del Reparto di Rianimazione del Manzoni, due piani più sopra. Lui salvo, Francesco no, morto mentre faceva il suo dovere di poliziotto. Come papà Giovanni Maria, sardo di origine ma per anni ispettore di polizia a Imperia dove peraltro nacque Francesco.

Con la divisa addosso Giovanni Maria ci ha passato una vita e ora se ne sta lì seduto, in un silenzio composto, consapevole di aver trasmesso al figlio la passione per un mestiere rischioso. Giovanni Maria, la moglie e l’altra figlia si sono imbarcati in fretta e furia su un aereo partito alle prime ore della mattina dalla Sardegna. In aeroporto c’era un’auto della questura di Lecco ad accoglierli e a scortarli sino all’ospedale di Lecco, dove ad attenderli c’erano i colleghi di Francesco con la faccia scura e grigia proprio come il cielo della città.