Frana Lecco-Ballabio, i sopravvissuti: "Vivi per miracolo, ora vogliamo i risarcimenti"

Parla Luciano Pensa, il fruttivendolo di 24 anni centrato da un masso di 250 tonnellate che ha travolto il furgone su cui viaggiava

Lecco, 14 gennaio 2023 - Luciano sta bene, ha subito ricominciato a lavorare, anche per esorcizzare di aver visto la morte in faccia. Suo zio Bernardo invece no: fatica a riprendersi e la notte non riesce a dormire. Ogni volta che chiude gli occhi per provare a riposare, il frastuono della montagna che gli frana addosso e lo sballottamento dei massi che investono il furgone si cui viaggiava lo svegliano di soprassalto. Ciò che ha affrontato nella realtà, continua a tornare sotto forma di un incubo che lo tormenta.

“Io per ora reggo e cerco di pensare che sono stato fortunato – racconta Luciano Pensa, il fruttivendolo di 24 anni di Introbio che il 9 dicembre scorso è stato investito dagli enormi massi crollati sulla nuova Lecco-Ballabio - Spero di non accusare il colpo più avanti. Mio zio Bernardo invece è un po' più provato, forse perché ha 66 anni ed è meno giovane di me. Mi auguro che anche lui impari presto a convivere con quello che ci è successo”.

La frana

I due viaggiano sul Citroen Berlingo del nipote. Guidava lo zio Bernardo. Stavano andando insieme a caricarlo di frutta e verdura a Lecco, perché Luciano è un fruttivendolo. Il suo negozio è a Introbio. Proprio all'uscita di una galleria, la galleria Giulia che è lunga poco pià di 200 metri, un blocco di pietra di 100 metri cubi e dal peso di 250 tonnellate, caduto da un centinaio di metri di altezza dal versante soprastante, li ha investiti in pieno. Il furgone è stato schiacciato e insieme spinto con violenza contro la parente del tunnel. Il mezzo è stato ridotto ad un ammasso di lamiere, il motore è quasi schizzato fuori dal cofano. La cellula dell'abitacolo però ha retto. “L'ho visto dalla sfasciacarrozze, non si è salvato nulla, solo i sedili – prova a scherzare Luciano -. Il resto è tutto da buttare”. Se si fossero trovati appena un metro oltre, fuori dalla galleria che li ha parzialmente protetti, probabilmente sarebbero morti, o seppelliti dagli altri detriti, oppure trascinati dalla slavina di macigni e terra nel burrone oltre il parapetto della strada.

L'assicurazione non paga

Al momento Luciano, a cui è intestato il mezzo, non ha ricevuto nessun indennizzo. Il furgoncino non era coperto contro le calamità naturali né per simili evenienze. Confida che lo risarciscano i dirigenti di Anas, l'ente gestore del raccordo per la Valsassina della Statale 36. Ha affidato l'incarico ad un legale di fiducia affinché lo assista per ottenere ciò che gli spetta di diritto. “Un nuovo mezzo da lavoro costa”, spiega Luciano. “L'importante tuttavia è che sono vivo e che lo è anche mio zio - prosegue - Le macchine si aggiustano o si comprano nuove; le persone, la vita umana, no”. Il suo Citroen Berlingo è stato rimosso e portato via dal posto dove si è abbattuta la frana solo martedì, poche ore prima della riapertura della nuova Lecco – Ballabio. È stato l'ultimo “detrito” ad essere spostato, prima, durante gli interventi di messa in sicurezza del versante della montagna e di ripristino della strada, il relitto è stato lasciato lì, quasi come monito sulla forza e a volte la violenza della natura.