Frana sulla Lecco-Ballabio: geologo e rocciatori sulla parete della montagna

Sopralluoghi degli esperti sul versante da dove sono crollati i massi all’imbocco della galleria .Ma per avere certezze servono ulteriori indagini: la strada resta chiusa a tempo indeterminato

Frana sulla Lecco-Ballabio

Frana sulla Lecco-Ballabio

Ballabio (Lecco) -  La nuova Lecco-Ballabio resta chiusa a tempo indeterminato. Dopo la frana che l’altro giorno al Passo del Lupo si è abbattuta sulla diramazione per la Valsassina della Statale 36, non si sa quanto ci vorrà né quali interventi saranno necessari per riaprirla in sicurezza. Si presume occorrano parecchi giorni, almeno una decina, forse intere settimane. Due tecnici rocciatori e un geologo di Anas ieri hanno effettuato i primi sopralluoghi direttamente in parete, arrampicandosi sul versante da dove venerdì sono crollati gli enormi macigni all’imbocco di una galleria, proprio mentre nipote e zio di 24 e 66 anni miracolosamente sopravvissuti alla scarica di massi che li ha investiti in pieno stavano uscendo dal tunnel a bordo del loro furgoncino . Per valutare meglio la situazione, gli esperti hanno compiuto anche una ricognizione aerea: li hanno scortati in quota i vigili del fuoco del Reparto volo di Malpensa con il loro elicottero. Le prime verifiche tuttavia non bastano per fornire elementi certi.

«Sono necessarie ulteriori indagini – conferma Mattia Micheli, consigliere provinciale delegato alla Viabilità che ieri pomeriggio ha partecipato alla riunione fiume in Prefettura – Solo dopo tutti gli approfondimenti, disporremo di certezze". Non risulta siano stati riscontrati problemi strutturali, né della carreggiata né della galleria in cemento armato, il cui accesso è stato prolungato rispetto al tunnel vero e proprio scavato nella montagna proprio per proteggere i mezzi in transito da eventuali smottamenti. Dovranno comunque essere effettuate opere di ripristino e consolidamento.

Il crollo si è verificato un centinaio di metri sopra il piano stradale: i macigni che si sono staccati da un costone di roccia hanno innescato una slavina di pietre molto grandi e terra, tanto da abbattere pure un bastione che avrebbe dovuto bloccare lo smottamento. "Purtroppo quando franano simili macigni non ci sono protezioni che tengano – commenta l’ingegner Giorgio Mazza, 84 anni, uno dei “papà“ della nuova Lecco-Ballabio – La strada passa sotto pareti a strapiombo e le frane sono inevitabili in un territorio fragile come quello del Lecchese. Durante la realizzazione abbiamo chiodato per quanto possibile il versante sovrastante, di più e meglio credo non si potesse fare: la natura non si può imbrigliare".

A suo avviso la frana potrebbe essere stata innescata dalle condizioni climatiche: "Con il caldo e la siccità di quest’estate le rocce si sono contratte parecchio, per poi dilatarsi e fendersi in seguito alle gelate dell’ultimo periodo". In attesa delle ulteriori valutazioni sono comunque cominciati i lavori per iniziare a disgaggiare i detriti ancora pericolanti sebbene non si escludano altri cedimenti: per questo i sentieri che incrociano in zona restano off-limits, come stabilito da un’ordinanza del sindaco di Lecco Mauro Gattinoni.

L’alternativa alla SS 36 dir da utilizzare è la vecchia Lecco-Ballabio, la Sp 62, allargata proprio in occasione della costruzione della nuova Lecco-Ballabio ma comunque non adatta a reggere il traffico di una Statale calcata quotidianamente da migliaia di persone che nei weekend vanno e vengono dalle piste di sci dei Piani di Bobbio a Barzio e dalla altre località turistiche, e che durante la settimana si spostano per lavorare o studiare.