Lecco investe sulla cultura: è il Festival della ripartenza

Il prevosto don Milani: "Voglio che la città diventi la capitale del cinema". L’orgoglio di Riva, Confindustria: "Insieme si possono fare grandi cose"

Paola Turci alla giornata inaugurale

Paola Turci alla giornata inaugurale

Lecco, 31 luglio 2020 - Da città senza cinema Lecco vuole tornare a essere la città del cinema e lo fa dando alla luce la prima edizione di Lecco Film Fest. Un’operazione unica e coraggiosa perché avviata nel momento più difficile per il mondo della cultura che ha pagato il prezzo più alto nei due mesi di lockdown. "Quello che è successo non ci ha fermato, anzi questo è il Festival della ripartenza perché non è l’economia che fa ripartire la società, ma l’uomo, il desiderio di incontro, la voglia di stare insieme di un gruppo di amici uniti dall’amore per questa città". Lo spiega monsignor Davide Milani, prevosto della città ma anche presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo e vero ideatore del progetto. 

Il “turbo prevosto“, come qualcuno l’ha già battezzato, ci lavorava da tempo galvanizzato anche dai recenti successi, la mostra del “Tintoretto Rivelato“ e il rilancio del cinema Aquilone dell’oratorio San Luigi. A lui il merito di una perfetta regia che ha trovato però molti partner in città disposti ad aiutarlo, su tutti Confindustria Lecco Sondrio che si dice abbia messo in campo centomila euro per allestire un evento di questa portata. "Questo festival è il chiaro esempio che se ci si mette insieme, si possono fare cose egregie", spiega entusiasta il presidente Lorenzo Riva nel cortile di palazzo Bovara, sede del Comune, non a caso scelto come cornice per il battesimo. "La città ha voglia di ritrovare identità ed entusiasmo tra le persone, che sono il vero patrimonio oltre alla nostra laboriosità", ricorda il padrone di casa, il sindaco Virginio Brivio. 

Si sbaglia però chi pensa che Lecco Film Fest sia solo un tuffo nostalgico nei tempi gloriosi quando la città era finita nelle case degli italiani grazie al successo dello sceneggiato Rai I Promessi Sposi (1967) per la regia Bolchi con il lecchesissimo Nino Castelnuovo nel ruolo di Renzo. Nei progetti e nelle speranze degli organizzatori l’operazione vuole invece avere anche un ritorno economico, grazie a quel rilancio turistico che la città attende da tanto, troppo tempo. La strada è quella giusta come ha indicato Stefano Bruno Galli, tra gli ospiti del vernissage. "Nonostante cinema, teatri e musei siano tra le vittime più colpite dall’emergenza Covid - racconta l’assessore regionale alla Cultura - i dati pre pandemia ci dicono che il 50% di quanti vengono nella nostra Regione lo fanno per ammirare ville, arte e cultura. E allora dobbiamo continuare a investire in cultura perché sempre le statistiche dicono che i 210 milioni investiti in cultura in Lombardia hanno prodotto 25 miliardi di ricavi". 

Lecco la sua scommessa l’ha fatta raccogliendo uomini ed energie nell’ideazione di un festival che ha tutte le carte in regola per imporsi come un appuntamento nazionale. Il prevosto Milani non fa pretattica: "Vogliamo diventare la capitale del cinema". La città da parte sua ci metterà quel fascino che la rende unica, il mix di lago e montagna perché - business a parte - la bellezza salverà il mondo.