Santa Maria Hoè, cinque anni fa l'uccisione di padre Fausto nelle Filippine

Il delitto resta ancora avvolto nel mistero ma il suo messaggio sembra essere più vivo che mai

Padre Fausto Tentorio

Padre Fausto Tentorio

Santa Maria Hoè, 16 ottobre 2016 - Era appena uscito dalla chiesa della sua parrocchia e stava per salire in auto per recarsi ad un incontro diocesano, ma non è nemmeno riuscito ad aprire la portiera della macchina. Un killer lo ha crivellato di colpi, alla testa e alla schiena, utilizzando anche proiettili avvelenati per essere certo di ammazzarlo, per poi fuggire in sella ad una moto con un complice. Sono passati ormai cinque anni dall’uccisione di padre Fausto Tentorio, il missionario del Pime originario di Santa Maria Hoè, morto all’età di 59 anni ad Arakan, nel distretto di North Cotabato a Mindanao, nelle Filippine, dove svolgeva il suo ministero dal 1979. Era la mattina del 17 ottobre 2011, un lunedì, esattamente come lo sarà domani. Nonostante sia trascorso un lustro, i sospetti, gli arresti e le commissioni di inchiesta, non si conosce né chi abbia premuto materialmente il grilletto, soprattutto né chi siano i mandanti. 

I presuntiassassini sarebbero stati catturati, ma per altri delitti, mentre si sospetta che a commissionare la spedizione punitiva siano stati politici locali corrotti, o gli appartenenti a gruppi paramilitari oppure imprenditori e latifondisti stranieri o del posto per disfarsi di un religioso scomodo che ha sempre difeso i tribali del luogo, i manobo, dalle mire di chi sta rubando loro la terra per sfruttarne le ricchezze minerarie ed energetiche in quell’angolo di Asia, dove viveva in una capanna di bambù con il tetto in lamiera.Era già stato minacciato prima di quell’agguato, ma non si era arreso, era riuscito a fondare cooperative agricole, convincere i governanti a lasciare agli abitanti le loro terre, bloccare tutte le attività minerarie ed estrattive. Tra depistaggi, minacce, continui cambi e sostituzioni dei procuratori incaricati del caso diversi testimoni hanno ritrattato, mentre quelli che non si lasciano spaventare sono costretti a stare sotto scorta e cambiare spesso nascondiglio, perché ogni volta chi non dovrebbe sapere dove si trovano riesce invece a stanarli. 

«Manca la volontà di risolvere il caso, solo uno dei tanti di uccisioni extragiudiziarie in quella terra», commenta sconsolato e ormai rassegnato all’idea che non si arriverà mai ad una verità Felice Tentorio, 67 anni, fratello di Tatay Pops, come lo chiamavano i suoi fedeli. Nonostante lo sconforto però chi lo ha conosciuto, i familiari e i confratelli del Pontificio istituto missioni esteri non intendono arrendersi, le manifestazioni di protesta per spingere gli investigatori a continuare ad indagare sono frequenti, come le petizioni, perché non può esserci giustizia né libertà senza verità. Ma l’importante, più delle sentenze nei tribunali, per loro è soprattutto che tutto quello che padre Fausto ha seminato non è morto con lui, non è stato distrutto, anzi i suoi progetti hanno continuato a crescere, innaffiati proprio dal suo sangue, quello di un martire del XXI secolo.