Esino Lario, casse a secco: il paese finisce all’asta

Il sindaco mette sul mercato municipio, panchine e statue

Esino Lario

Esino Lario

Esino Lario (Lecco), 6 aprile 2019 - Sono le tre del pomeriggio di un venerdì qualunque e le vie di Esino Lario hanno la stessa deprimente vitalità di una ghost town del Nevada abbandonata dopo la fine dell’oro. Mancano le porte cigolanti del saloon, le balle di erba che rotolano sulla terra rossa arsa dal sole sostituito dal vento freddo che qui scende dalle cime imbiancate della Grigna, innevata di recente. Ma l’impatto è lo stesso. A rompere il silenzio un manipolo di ragazzetti che si rincorrono felici e urlanti in sella alle loro biciclette. L’unica novità sono invece giornalisti e le troupe televisive che si aggirano tra lo spaesato e lo choccato. Una di loro fa al cameraman: «Oddio che ci facciamo in questo paese dimenticato da Dio». La risposta è nell’ultima trovata del sindaco Pietro Pensa, lista civica ‘Stella Alpina’, che ha pensato bene di mettere in vendita i beni del Comune con tanto di prezzario su un sito internet. Volete il municipio? Duecentomila euro. Per piazza Caprera, la più antica del paese, ne servono trecentocinquantamila mentre per il cartello d’ingresso al paese ne bastano 1.250.

«È più di un mese che ci lavoravamo – racconta –. Le casse comunali sono a secco, è il nostro modo per attirare l’attenzione sui piccoli Comuni che ogni giorno vengono lasciati soli a lottare contro lo spopolamento». E pensare che Esino, novecento metri di quota, per secoli è stato un punto strategico sull’antica via romana del lago che passava in quota perché a riva le rocce erano a strapiombo tra Lierna e Varenna e la bellissima chiesetta romanica di San Pietro, nella frazione Ortanella, era rifugio per i viandanti.  Oggi qui vivono 747 persone di cui quattro sono impiegati comunali, un’ottantina lavora nelle due-tre fabbriche della zona industriale. E gli altri? «Sono tornato a vivere qui da pensionato e so che camperò almeno dieci anni in più perché qui si sta bene», racconta Giacobbe Barindelli, abbronzatura invidiabile che orgogliosamente ci svela come la sua famiglia sia esinese dal Cinquecento. «Mi diverto a fare l’orto, la legna e poi sono istruttore di scialpinismo ma vivere qui è sempre più difficile, soprattutto quando i figli crescono». Un paradiso complicato perché a Esino c’è tutto: una banca, un ufficio postale, un mini-market, una farmacia, un asilo e una elementare. Ma già le scuole medie sono a Bellano o a Lierna e i ragazzi si sorbiscono ogni giorno i dodici chilometri di una noiosissima strada tutta curve e tornanti: trequarti d’ora a tratta e l’ultimo bus parte alle 15 da Varenna. Tra chi sfacchina c’è anche il sindaco-ingegnere che abita a Busto Arsizio che dista cento chilometri da qui: «Spesso torno a notte fonda dopo le sedute di consiglio, una sofferenza». «Per noi tutto è lontano – ci racconta il vicesindaco Fabio Viglienghi –: l’ospedale più vicino è a un’ora di strada, non c’è un medico d’estate quando in paese arrivano migliaia di turisti». Proprio come nel 2016 quando qui venne organizzato il Raduno 2016 di Wikimania: 1.300 persone da 74 Paesi. «Oggi ho fatto più caffé di quanti ne faccia in una settimana ma quando si spegneranno i riflettori, tornerà il deserto proprio come dopo i cinque giorni di Wikimania». Giuseppe Paganini, gestisce uno dei due bar del paese e non è entusiasta della trovata, anzi il suo è un de profundis: «Trent’anni fa c’erano nove alberghi, oggi uno con cinque stanze, in estate trentamila presenze mentre oggi un appartamento da 80 metri quadri è in vendita a 15mila euro e nessuno lo compra da tempo». E ora il sindaco si è messo a vendere pure il municipio.  Don Franco Galimberti, 82 anni, che qui è arrivato dalla Brianza nel ’79, non l’ha presa benissimo. «Ieri ho passato una giornata intera a rispondere ai parrocchiani preoccupati che ci vendessero la via Crucis. Avrei preferito che qualcuno mi avvisasse». E l’effetto-sorpresa?