È di uno spacciatore del Kosovo il corpo carbonizzato di Cologne

I carabinieri sono riusciti a identificarlo: è un pregiudicato attivo nel sottobosco di pusher del Bresciano

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COLOGNE (Brescia)

di Beatrice Raspa

Il cadavere carbonizzato rinvenuto l’altro ieri nel baule di una Range Rover data alle fiamme tra le vigne al confine tra Cologne, Erbusco e Palazzolo ha un nome e cognome: quello di un 40enne kosovaro da tempo residente nell’Ovest bresciano, vecchia conoscenza delle forze dell’ordine, implicato in numerose indagini di livello per traffici di vario tipo. Di droga, e non solo. La conferma definitiva dell’identità arriverà solo dalla comparazione genetica – il fuoco aveva divorato del tutto il corpo, irriconoscibile – ma la Procura ritiene con un ragionevole margine di certezza di avere dato un volto alla vittima. Si tratta dell’uomo che aveva abitualmente in uso quel Suv diventato la sua tomba, di proprietà di un connazionale suo parente, un 34enne di casa a Rovato. Rintracciato dai carabinieri, questi ha confermato che l’altro ieri avrebbe dovuto incontrare il familiare il quale però non solo non si è presentato all’appuntamento, ma risultava irrintracciabile. Ieri, intanto, è stata eseguita l’autopsia sulla salma carbonizzata. Riscontrato un foro che potrebbe essere stato causato da un proiettile. "Abbiamo trovato elementi di interesse investigativo", dichiara il procuratore Francesco Prete mantenendo il riserbo. Sembra accertato che l’uomo sia stato ucciso pochi attimi prima di essere stato bruciato sull’auto. I militari e il pm Claudia Passalacqua per risolvere il giallo sono partiti dalla testimonianza di un residente in una cascina della zona che ha raccontato di aver notato dalla finestra quel Range Rover sfrecciare nella campagna, infilarsi tra i filari dei vigneti, sparire dalla visuale e sprigionare un’enorme colonna di fumo nero. Non si sa quante persone vi fossero a bordo.

Si ipotizza che l’assassino - o gli assassini - messi a segno l’esecuzione e l’incendio si siano dileguati a piedi tra i filari e il granoturco, raggiungendo la strada provinciale. Evidentemente conoscevano molto bene la zona. Qualche tassello in più di una storia che rimane ancora un mistero, e che vede inquirenti e investigatori impegnati in una corsa contro il tempo per ripercorrere a ritroso le ultime ore in vita del malcapitato, e risalire ai suoi contatti. Un omicidio brutale di cui è stata informata l’Antimafia: c’è infatti il sentore si tratti di un regolamento di conti compiuto se non dalla criminalità organizzata, certo da malavitosi di alto livello.