Crisi idrica, le dighe potrebbero chiudere “i rubinetti“

La Regione valuta deroghe al deflusso minimo vitale verso il lago di Como già in forte sofferenza

Le riserve idriche scarseggiano, l’acqua è sempre meno e presto non basterà neppure per coltivare i campi. I primi a farne le spese saranno pesci e specie acquatiche.

Senza pioggia, con i fiumi e i torrenti in secca e le dighe a monte chiuse per non svuotare ulteriormente i bacini artificiali, l’afflusso al lago di Como è praticamente nullo e il livello continua a scendere. Il peggio deve ancora arrivare e, proprio per non prosciugare ulteriormente le scorte d’acqua in vista della stagione di irrigazione dei campi a valle, al Pirellone si stanno valutando soluzioni drastiche, tra cui limitare ulteriormente il deflusso minimo vitale, cioè il rilascio controllato d’acqua minima per garantire la sopravvivenza dell’ecosistema.

"Il totale attuale della riserva idrica del bacino dell’Adda è inferiore del 4,7% rispetto alla settimana precedente e del 60% della media del periodo tra il 2006 e il 2020", spiega nel bollettino idrologico periodico Arpa Lombardia, l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Preoccupa soprattutto il volume invasato del lago di Como, più basso del 74% rispetto alla media degli ultimi 15 anni. Inoltre non c’è quasi più neve in quota: è il 61% meno del solito.

Per il solo bacino dell’Adda, da dove nasce e si alimenta il fiume in Valtellina fino alla diga di Olginate, passando per il lago di Como, mancano 650 miliardi di litri d’acqua: le riserve attuali ammontano a 443 milioni di metri cubi rispetto al miliardo mediamente registrato negli ultimi tre lustri. Le riserve del lago sono calate del 31% in sette giorni: sono 16 milioni di metri cubi quando solitamente superano i 60. Il manto nevoso invece è di 370 milioni di metri cubi, rispetto ai 951 di media.

"Per fronteggiare la crisi idrica stiamo valutando l’adozione di eventuali deroghe al deflusso minimo vitale", avverte l’assessore regionale a Montagna, Risorse energetiche e Enti locali, Massimo Sertori.

Lo chiedono dal Bacino distrettuale del Po. "I rischi della siccità sono concreti mentre ci avviciniamo all’inizio della stagione irrigua – prosegue l’assessore –. Stiamo valutando di porre in campo tutte le azioni più opportune per gestire la situazione di crisi idrica che si potrà manifestare a breve". Tra queste appunto chiudere sempre di più “i rubinetti“ del lago.

Daniele De Salvo