Lecco, vittime Covid: esposto di familiari e sindacati

Cinque pazienti in dialisi morti a Merate: avrebbero contratto il virus in reparto per l’ordine agli infermieri di non indossare la mascherina

Un gruppo di sindacalisti Usb e di familiari delle vittime del Covid contro l'Asst

Un gruppo di sindacalisti Usb e di familiari delle vittime del Covid contro l'Asst

Lecco, 11 settembre 2020 - Cinque pazienti sottoposti a dialisi all’ospedale di Merate sono stati uccisi dal Covid-19 che avrebbero contratto in reparto perché l’ordine impartito dai superiori a infermieri e oss sarebbe stato quello di non indossare la mascherina, nemmeno quella chirurgica, perché altrimenti li avrebbero spaventati. Lo denunciano, oltre che i familiari delle vittime, i sindacalisti dell’Usb lombarda che ieri hanno presentato un corposo esposto ai magistrati della Procura della Repubblica di Lecco che punta il dito contro i vertici della sanità pubblica lecchese per come è stata gestita, a loro avviso anzi mal gestita, l’emergenza scatenata dalla pandemia di coronavirus dilagata anche nelle corsie dei nosocomi provinciali.

Tra il San Leopoldo Mandic e l’Alessandro Manzoni si sono infatti contati almeno 347 morti, mentre tra i dipendenti più di 330 positivi alla Sars-Cov-2 pari al 10% di tutti gli operatori sanitari dai medici agli ausiliari, i tecnici, gli impiegati e i manutentori in forze all’Asst di Germanedo. A loro si aggiungono un’altra settantina tra addetti alle pulizie e altri lavoratori di società appaltatrici esterne. In appena due mesi tra marzo e aprile in 830 sono rimasti invece a casa in malattia.

Il dettagliato faldone è composto anche da mail e ordini di servizio inviate dai dirigenti ospedalieri con indicazioni ritenute contradittorie e confuse oltre che in contrasto con le normative ministeriali. La documentazione comprende pure 53 allegati con testimonianze sulla difficoltà da parte degli operatori sanitari ad essere sottoposti ad accertamenti nonostante chiari sintomi di infezione trasmessa poi pure ai parenti a casa.

"Una ecatombe – scandisce bene il termine Paolo Cusimano dell’Unione sindacale di base regionale, accompagnato in tribunale da alcuni delegati nella Rsu interna -. Noi sospettiamo che negligenza, imperizia e imprudenza da parte dei dirigenti aziendali siano stati la causa dei pesanti esiti della pandemia nei presidi della Asst lecchese. Già a marzo , quando si era ancora in tempo, li avevano esortati a cambiare scelte che avrebbero comportato danni irreparabili a lavoratori e pazienti ma non è servito a nulla. Perciò abbiamo deciso di portare a conoscenza dei magistrati tutto ciò di cui noi siamo a conoscenza".

Ma i sindacalisti dell’Usb puntato il dito in generale contro l’intera politica regionale, la privatizzazione, l’esternalizzazione dei servizi e i tagli. Dall’Azienda socio-sanitaria lecchese preferiscono non commentare se non per annunciare che qualora chiamati a rispondere si tuteleranno nelle sedi opportune, mentre l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera si limita a bollare l’esposto come un’iniziativa "molto triste".