Covid, a Lecco aumentano i ricoverati e i casi gravi. Scoperti 3 casi di variante inglese

Aumento i pazienti malati di Covid negli ospedali della provincia di Lecco. In ospedale a Merate sono satti sospesi gli interventi non urgenti

Personale sanitario in azione all'ospedale Manzoni di Lecco (Cardini)

Personale sanitario in azione all'ospedale Manzoni di Lecco (Cardini)

Lecco, 25 febbraio 2021 – Aumentano i ricoverati per Covid e i pazienti più gravi. Sono stati riscontrati anche tre casi di variante inglese. Negli ospedali della provincia di Lecco i pazienti ricoverati per Covid sono 214, il 15% in più dei 187 di settimana scorsa. In 17 sono ricoverati nei reparti di terapia intensiva, cioè 5 e il 40% in più dei 13 di giovedì scorso. I pazienti sottoposti a ventilazione assistita con cpap sono invece 27, uno in più di sette giorni fa. Per essere pronti a fronteggiare una possibile terza ondata della pandemia le sale operatorie dell'ospedale di Merate sono state chiuse e gli interventi chirurgici non urgenti sono stati sospesi e rimandanti. I malati di Covid-19 ricoverati all'ospedale Alessandro Manzoni di Lecco sono 136, di cui 9 in terapia intensiva e 15 con cpap, al San Leopoldo Mandic di Merate sono 78, di cui 8 nel reparto di Rianimazione che è saturo e 12 con cpap. I numeri sono molto vicini alla situazione di metà dicembre.

Intanto sono stati riscontrati anche i primi tre casi di variante inglese in provincia di Lecco. Uno è un cittadino di Calolziocorte bloccato all'aeroporto di Orio al Serio di rientro da un viaggio all'estero che all'atterraggio è stato sottoposto a un tampone rapido risultato positivo. Non versa in gravi condizioni, risulta asintomatico ma è in isolamento in un Covid holtel della Bergamasca. Gli altri due sono invece lecchesi di Lecco, contagiati verosimilmente sul lavoro perché sono colleghi. In due sono affetti da una variante inglese autoctona, perché non risulta abbiano avuto in alcun modo contatti con persone che sono state all'estero. Come prevedono i protocolli, sono stati subito sottoposti a tampone anche tutti gli altri loro colleghi, i familiari e gli altri contatti stressi risultati però negativi. Al momento non sussisterebbe quindi il rischio di possibili focolai né quindi la necessità di adottare provvedimenti più restrittivi o di istituire zone locali arancione scuro p tanto meno rosse.